Sparò allo straniero con la ruspa. "Lo aveva aiutato a ripararla"

Il retroscena sulla lite ad Arezzo: Sandro Mugnai aveva aiutato Gezim Dodoli poche ore prima di ucciderlo. Si attende la perizia balistica per l'eventuale conferma della legittima difesa

La casa colpita dalla ruspa
La casa colpita dalla ruspa

Pochi giorni prima del dramma, Gezim Dodoli aveva chiesto aiuto proprio a Sandro Mugnai: la ruspa non partiva e lui lo aiutò a rimetterla in moto. Lo stesso mezzo a bordo del quale quest'ultimo avrebbe visto successivamente il vicino di casa attaccare la sua abitazione con il serio rischio di farla crollare. Questi gli ultimissimi sviluppi relativi alla tragedia di Arezzo, che portato nei giorni scorsi alla morte del cinquantanovenne albanese e all'iniziale arresto del cinquantaquattrenne aretino, poi scarcerato dal gip che ha ravvisato nella sua azione gli estremi della legittima difesa. Gli investigatori hanno, com'è ormai noto, ricostruito a grandi linee la dinamica dei fatti: lo straniero sarebbe salito sull'escavatore ed utilizzando la benna avrebbe prima danneggiato le auto del vicino, per poi colpire le pareti esterne dell'immobile.

In quel momento, la famiglia Mugnai si trovava all'interno dell'edificio e un colpo particolarmente deciso avrebbe minato la solidità del tetto, rischiando seriamente di far crollare tutto e di uccidere quindi i presenti. Mugnai (anche chiamando il 112 e il 113) avrebbe cercato di convincere Dodoli a fermarsi, poi avrebbe imbracciato la carabina detenuta per la caccia al cinghiale e sparato una prima volta a terra a scopo dimostrativo. Solo dopo essersi reso conto che il suo gesto non aveva sortito alcun effetto, avrebbe esploso altri colpi verso l'ex-amico, uccidendolo. Le indagini stanno però proseguendo e stando a quanto riportato dalla stampa locale non mancano le sorprese: nelle ore immediatamente precedenti ai fatti, Gezim non riusciva a far partire il mezzo e chiamò proprio Mugnai, chiedendogli di dargli una mano. E quest'ultimo utilizzò il proprio booster per farlo ripartire, a riprova di come nonostante gli screzi e le discussioni continue fra i due permanesse un rapporto di stima e di disponibilità reciproca.

Nulla che lasciasse insomma presagire un epilogo così crudo. Ieri, intanto, nella frazione di San Polo sono arrivati i carabinieri del Racis di Roma per la perizia balistica: hanno perlustrato il terreno nel piazzale, prelevato campioni, esaminato le lamiere delle auto piegate dalle potenza dell’escavatore. E ovviamente hanno cercato di ricostruire la dinamica degli spari, da uno stabile che ancora adesso risulterebbe inagibile e così potrebbe definitivamente restare (ed è per questo che i residenti del quartiere hanno avviato una colletta a favore dei Mugnai).

La relazione stilata dalla squadra proveniente dalla capitale sarà decisiva, visto che anche sulla base di questi riscontri il pubblico ministero dovrà decidere se proseguire o archiviare il tutto: qualora la versione di Mugnai (che è già stata giudicata verosimile dal giudice) dovesse essere confermata in toto anche dal Racis, la seconda opzione avrebbe campo libero.

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