"Mugnai è stato obbligato a difendere la sua famiglia, anche imbracciando il fucile, da chi stava tentando di buttargli giù la casa dopo aver travolto quattro auto nel piazzale". Lo ha dichiarato Marzia Lelli, avvocato di Sandro Mugnai, al quotidiano La Nazione, facendo il punto circa gli ultimi sviluppi della tragedia di Arezzo, che ha portato nei giorni scorsi alla morte del cinquantanovenne albanese Gezim Dodoli e all'iniziale arresto dell'artigiano aretino. Gli investigatori hanno com'è ormai noto ricostruito a grandi linee la dinamica dei fatti: lo straniero sarebbe salito su una ruspa ed utilizzando la benna avrebbe prima danneggiato le auto del vicino, per poi colpire le pareti esterne dell'immobile. In quel momento, la famiglia Mugnai si trovava all'interno dell'edificio e un colpo particolarmente deciso avrebbe minato la solidità del tetto, rischiando di far crollare tutto.
Il cinquantatreenne avrebbe più volte intimato all'ex-amico di fermarsi e anche dopo aver imbracciato la carabina avrebbe esploso un primo colpo a terra, a scopo dimostrativo. Una volta resosi conto che l'altro non aveva la minima intenzione di spegnere il motore, mentre lo stabile (ancora adesso inagibile a causa dei danni subìti) sembrava ormai ad un passo dal crollo, sparò altre quattro volte colpendo ed uccidendo Dodoli. Fu Mugnai stesso ad avvertire i carabinieri e dopo tre giorni in carcere, è stato scarcerato: il giudice avrebbe infatti riscontrato le circostanze della legittima difesa, facendo così cadere l'accusa di omicidio volontario.
"Il mio assistito ha vissuto uno stress inimmaginabile e lo ha condiviso con la famiglia - ha proseguito il legale - non ha idea di cosa possa aver scatenato Dodoli: quando è rincasato per cena, Sandro ha notato che il mezzo meccanico era rivolto verso la casa. Di solito era parcheggiato al contrario, ma lì per lì non ci ha fatto troppo caso. Si è messo a mangiare con i familiari prima di a sentire i colpi di benna sulle auto e sulla finestra di casa". Al netto di qualche screzio di vicinato legato alle tubature, l'unico vero dissidio documentato fra i due riguarderebbe una telefonata alla polizia effettuata poco più di un mese fa da Mugnai, perché Dodoli suonava nel cuore della notte. Nulla però che potesse lasciar presagire un epilogo così crudo."Ci sono una serie di accertamenti che chiariranno ogni aspetto.
Poi toccherà alla procura: con grande rispetto mi auguro che si consideri con attenzione l’eccezionalità dell’aggressione avvenuta a San Polo - ha chiosato Lelli - il mio assistito ha solo tentato di salvare la vita a se stesso e ad altri sei familiari in una situazione di grande pericolo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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