Denise Pipitone sparita da 20 anni: il rapimento, il processo, i dubbi

Sono passati venti anni dal rapimento di Denise Pipitone. Restano molti dubbi su questo caso, uno su tutti: la bambina ripresa a Milano un mese dopo la scomparsa era lei?

Denise Pipitone sparita da 20 anni: il rapimento, il processo, i dubbi

Una bambina non può scomparire nel nulla. Eppure sono trascorsi 20 anni dal rapimento di Denise Pipitone, una bambina siciliana di neppure 4 anni che continua a essere cercata dalla famiglia mentre gli italiani tengono viva la speranza: molto spesso viene detto che Denise è la figlia d’Italia e sicuramente in questi quattro lustri moltissime persone hanno empatizzato con i protagonisti di questa vicenda, una madre, un padre, un fratello.

Il rapimento

L’1 settembre 2004 Denise è dalla nonna, nella sua casa di Mazara del Vallo. L’anziana le sta preparando la pasta con le lenticchie, un piatto che molti bimbi adorano. La madre, Piera Maggio, è fuori, perché sta seguendo un corso d’aggiornamento. Denise gioca con un cuginetto, lo segue fino alla sua casa, distante pochi metri. La zia la vede per un attimo, pensa sia tornata a casa della nonna, ma la piccola da quel momento non si troverà più.

Le ricerche partono immediatamente e di lì a poco emerge un dettaglio che porterà poi a un processo concluso in un nulla di fatto: il padre di Denise è Piero Pulizzi - successivamente marito di Piera Maggio. Ma questo dettaglio alla scomparsa è praticamente ignoto a tutti: Pulizzi era uscito da un matrimonio con Anna Corona. E dopo intercettazioni, sopralluoghi e ipotesi, la procura di Marsala ipotizza che Denise sia stata rapita dalla primogenita dell’uomo, Jessica Pulizzi.

Il processo a Jessica Pulizzi

L’ipotesi che porta al rinvio a giudizio di Jessica è questa: la giovane avrebbe rapito Denise con la complicità della madre e dell’allora fidanzato Gaspare Ghaleb. La maggior parte delle prove dell’accusa consiste nelle intercettazioni e nel 2010 inizia il processo contro la ragazza. Ma alla fine Jessica viene assolta per insufficienza di prove in primo grado nel 2013, in appello nel 2015 e in Cassazione nel 2017. La posizione della madre viene archiviata già nel 2013, mentre il fidanzato è condannato per false dichiarazioni ai pm, ma il reato viene prescritto.

Le piste

Sono state percorse diverse ipotesi in questo caso, mosse anche da una serie di indizi che però non hanno portato a un buon esito. C’è il mistero dei rom del campo di Mazara, che levarono letteralmente le tende all’indomani del rapimento. C’è l’avvistamento di un’auto che sfreccia per le strade del paese il giorno della sparizione.

C’è la presunta testimonianza, interpretata (forse) in diversi modi nel corso del tempo, di un anziano oggi scomparso, Battista Della Chiave: secondo le interpretazioni fornite a “Chi l’ha visto?” nel 2021, l’anziano, sordomuto dalla nascita e non avvezzo alla Lis, avrebbe raccontato a gesti di aver nutrito una bambina e che questa sia stata portata via, forse su una barca. I parenti dell’uomo hanno sempre smentito che Della Chiave possa aver descritto il rapimento di Denise, a loro avviso il congiunto stava descrivendo ricordi d’infanzia. Nel 2021 nell’occhio del ciclone è finito anche il nipote dell’uomo, Giuseppe Della Chiave, che qualcuno avrebbe visto in stazione in un’altra regione con Denise il giorno della scomparsa, cosa che peraltro cozzava profondamente con le tempistiche: Giuseppe Della Chiave non c’entrava, e la sua posizione infatti è stata archiviata. Nell’indagine del 2021 peraltro anche altre persone avrebbero innescato falsi ricordi.

La pista a oggi presumibilmente più verosimile resta comunque il passaggio di mano: qualcuno avrebbe rapito Denise e l’avrebbe consegnata ad altri. In questa pista si colloca l’avvistamento di Felice Grieco, una guardia giurata che a Milano il 18 ottobre 2004 ha ripreso con un telefonino a conchiglia una bimba troppo imbacuccata per la stagione in un gruppo di presunti rom o sinti. La bambina parlava italiano, con un’intonazione della zona di Mazara dicono gli esperti dialettologi.

Tempo dopo, una giovane donna rom avrebbe segnalato agli inquirenti una bambina italiana nella Bergamasca: la piccola viveva con alcuni suoi conoscenti. Gli investigatori hanno eseguito anche una retata a una festa, ma non hanno trovato la bimba.

La ricerca non si ferma

Scrive Piera Maggio nel libro “Denise - Per te, con tutte le mie forze”: “Dal 2004 non mi allontano più dal passato. Vivo lì. La vostra infanzia (si riferisce sia a Denise che al primogenito Kevin, ndr) è stato il momento più bello della mia vita. Il vostro amore così puro, nitido. Prendo un respiro mentre ripenso a quelle immagini. Mi fermo. Quanto amo mi è stato strappato via. Quanto amore ti è stato strappato via. Ogni giorno ti penso, al mattino, alla sera, durante la giornata. Giuro a me stessa che non mi fermerò, continuerò a cercarti e continuerò a lottare per la verità e la giustizia. Finché respiro, io spero. Con tutte le mie forze”.

Piera Maggio, Piero Pulizzi, i famigliari tra cui il fratello Kevin, gli amici e i sostenitori della loro causa sparsi in tutta Italia continuano a diffondere quotidianamente gli appelli a cercare Denise.

A volte si tratta di segnalazioni sui social, che purtroppo fanno buchi nell’acqua, altre volte si tratta di locandine e volantini con le age progression di quell’ex bambina che oggi ci si augura sia una donna di quasi 24 anni. L’Italia intera spera e cerca, perché Denise avrebbe potuto essere la figlia di ognuno.

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