Mahmoud denunciò i capi alla Finanza: "Pagati a nero, ci sfruttano"

A giugno il 19enne denunciò i titolari della barberia per sfruttamento. Oltre alla denuncia, agli atti dell'inchiesta anche l'audio della presunta confessione del gestore della barberia accusato con l'altro egiziano dell'omicidio

Mahmoud denunciò i capi alla Finanza: "Pagati a nero, ci sfruttano"
00:00 00:00

Ci sono dei verbali agli atti dell'inchiesta sull'omicidio di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla, il 19enne ucciso e poi mutilato nella notte tra il 23 e il 24 luglio, che sembrebbero confermare il movente della ritorsione alla base del truce delitto. Stando a quanto riporta il quotidiano La Stampa, il 19 giugno scorso, durante un'ispezione della Guardia di Finanza all'interno del salone di barberia di Sestri Ponente, il ragazzo denunciò i suoi titolari per un sistema di sostanziale "sfruttamento" nei confronti dei collaboratori. Non solo. Tra il materiale acquisito dagli inquirenti in queste ore vi sarebbe anche la registrazione di una telefonata in cui Tito, il gestore della barberia, avrebbe confessato di aver ucciso il giovane al fratello dell'altro indagato, titolare formale del negozio.

La denuncia

La denuncia di Mahmoud rappresenta l'elemento più significativo dell'inchiesta perché chiarisce, almeno in parte, il movente del macabro omicidio. Come anticipato dal quotidiano torinese, a giugno le Fiamme Gialle avevano effettuato un'ispezione ordinaria all'interno del negozio di via Merano, dove il 19enne lavorava a nero. In quel frangente, il ragazzo non aveva fatto mistero di essere pagato sottobanco nonostante in precedenza gli fosse stata prospettata la possibilità di un contratto parzialmente regolare. I suoi colleghi invece erano stati più reticenti. Fatto sta che il verbale di quell'accertamento rappresenteva il punto di partenza per avviare un'istruttoria che, a stretto giro, avrebbe potuto creare non pochi problemi alla barberia.

Il movente dell'omicidio

Nei giorni successivi al sopralluogo della Guardia di Finanza, Mahmoud aveva rivelato al gestore dell'attività l'intenzione di trovarsi un nuovo lavoro chiedendo, altresì, di saldare le sue pendenze. E così, il 23 luglio scorso, Tito lo aveva convocato per un chiarimento poi sfociato, invece, nel macabro delitto. Le fasi successive dell'omicidio, quelle relative allo smembramento del cadavere, sono tragicamente note. Il corpo esanime di Abdalla è stato trasportato in taxi, chiuso all'interno di unavaligia, da Sestri Ponente a Chiavari. Poi, su una lingua di sabbia alla foce dell'Entella, il 19enne è stato mutilato di mani e testa prima di essere gettato in acqua.

La telefonata

Agli atti dell'inchiesta vi sarebbe anche la registrazione di una telefonata intercorsa tra Tito e il fratello di Bob, tal "Aly", il titolare formale del salone. A scanso di equivoci è bene precisare che Aly aveva lasciato l'Italia un mese prima dell'omicidio con un volo diretto da Fiumicino a Il Cairo.

Ed è proprio dall'Egitto, una volta appresa la notizia del truce delitto, che aveva chiamato Tito. Messo alle strette, l'uomo avrebbe quindi ammesso le sue responsabilità. Ora la registrazione è al vaglio degli inquirenti e potrebbe essere utile a definire i ruoli dei due indagati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica