È stato lui: Alberto. Per la Corte d'assise d'appello di Milano, l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 luglio 2007 a Garlasco, ha un colpevole certo, ed è l'unico eterno indagato di questa storia, il giovane dagli occhi troppo chiari intorno al quale fin dalle prime ore hanno scavato le indagini.
Alberto Stasi oggi pomeriggio è stato dichiarato colpevole di omicidio volontario e condannato a sedici anni di carcere, con una sentenza clamorosa che ribalta tutti gli esiti processuali che hanno costellato in questi sette anni uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana. Per la Corte, gli elementi raccolti nel corso dell'indagine-bis, condotta dal procuratore generale Laura Barbaini ripercorrendo a ritroso le tracce rimaste inesplorate nel corso della prima inchiesta, dimostrano aldilà di ogni ragionevole dubbio che fu Alberto, intorno alle otto del mattino del 13 luglio, a chiudere nel modo più feroce una storia d'amore condizionata e logorata dalla sua incontenibile passione per la pornografia. Alberto andò a casa di Chiara, la uccise con un'arma mai ritrovata, e senza che nessuno lo notasse tornò a casa, a cinque minuti di bicicletta di distanza da quella della fidanzata. Poi, all'ora di pranzo, tornò sul luogo del delitto e finse di compiere la terribile scoperta.
Per due volte, davanti al giudice preliminare di Vigevano e poi nel primo processo d'appello, le prove raccolte a carico di Stasi erano state ritenute assolutamente insufficienti a dimostrare la sua colpevolezza, e anche nel corso di questo nuovo processo (ordinato dalla Cassazione) i legali di Stasi avevano cercato di dimostrare come anche nella nuova inchiesta nessuna prova degna di questo nome avesse preso forma. Ma una camera di consiglio di notevole lunghezza (giudici e giurati si erano ritirati per decidere poco dopo le 12.30) ha portato la Corte ad accogliere in pieno le tesi dell'accusa.
Stasi, presente in aula, terreo, è scivolato via da un'uscita laterale. "Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente", aveva detto ai giudici, "mi appello alle vostre coscienze". Ma non è servito. Le sue speranze di uscire incolume dal processo non sono esaurite, perché sicuramente i suoi legali presenteranno ricorso, nella speranza che la Cassazione smentisca se stessa e ordini un quarto processo. Ma è una speranza appesa a un filo.
È appesa a un filo è anche la libertà di Stasi, che in teoria dovrebbe attendere a piede libero la decisione della Cassazione, ma che la procura generale potrebbe invece (anche nelle prossime ore) chiedere alla Corte di arrestare per scongiurare il rischio che decida di sparire dalla circolazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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