Anche Trenta e Toninelli firmano l'alt per la Alan Kurdi

Dopo la firma del titolare del Viminale, arriva anche quella dei ministri della Difesa e delle Infrastrutture, rispettivamente Trenta e Toninelli: la Alan Kurdi rimane al di fuori delle acque italiane

Anche Trenta e Toninelli firmano l'alt per la Alan Kurdi

Dopo la firma da parte del ministro dell’interno Matteo Salvini, arriva anche quella dei titolari di Difesa ed Infrastrutture, ossia Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.

Il riferimento è alla nave Alan Kurdi, la quale nei giorni scorsi soccorre alcuni migranti nel Mediterraneo facendo subito dopo rotta verso l’Italia. Con le firme dei tre ministri, si notifica dunque il divieto di ingresso per il mezzo battente bandiera tedesca dell’Ong Sea Eye.

La linea del governo uscente dunque rimane la stessa: se la firma di Salvini appare scontata, non altrettanto è quella degli altri due ministri in questione, espressione del Movimento Cinque Stelle. Il tema dell’immigrazione è uno tra i più caldi nella trattativa con il Partito Democratico per la formazione di un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte.

Le firme sui provvedimenti sono in realtà atti tecnici di ordinaria amministrazione, la cui base giuridica si fonda soprattutto sulle norme previste dai due decreti sicurezza, perno dell’attività politica di Salvini durante il suo mandato di ministro dell’interno. Al tempo stesso però, il benestare sul divieto di ingresso della Alan Kurdi dato dai due esponenti grillini rimanda anche alla disputa politica di queste ore.

Il Movimento Cinque Stelle infatti, con in testa il vice – premier uscente e leader politico Luigi Di Maio, più volte in occasione delle recenti consultazioni effettuate al cospetto di Giuseppe Conte rimarca la volontà di non scalfire i due decreti sicurezza.

Una circostanza questa che irrita e non poco il Partito Democratico, i cui vertici al contrario premono per un esecutivo che in tema di immigrazione si discosti del tutto dall’operato di Matteo Salvini.

L’avvenuta firma dei tre ministri competenti viene confermata nelle scorse ore in una nota del Viminale: “Il divieto di ingresso in acque italiane per Alan Kurdi (unità di una Ong tedesca e battente bandiera tedesca) – si legge – è stato firmato dai ministri Matteo Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli”.

La nave deve quindi rimanere al di fuori delle acque territoriali italiane, al tempo stesso ovviamente non ha il permesso di attraccare in porti italiani. In caso di forzatura del blocco, si rischiano multe oltre che l’apertura di un fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I dossier sul fronte immigrazione sul tavolo del Viminale, nei giorni più caldi della crisi di governo attuale, sono quindi due: non solo quello riguardante la Alan Kurdi, che dunque deve rimanere al di fuori delle nostre acque territoriali, ma anche quello inerente la Mare Jonio.

Quest’ultima è la nave dell’Ong italiana Mediterranea Saving Humans, la quale ha a bordo 34 migranti a fronte dei 98 iniziali: 64 persone risultano infatti trasferite a Lampedusa, tra minori e soggetti ritenuti vulnerabili sotto un profilo sanitario.

Attualmente la Mare Jonio è al di fuori delle acque italiane, ma anch’essa preme per entrare. Anzi, i vertici della Mediterranea invocano possibili drammi sanitari ed emergenze a bordo per chiedere con forza di approdare in un porto italiano.

Viene anche ripreso il recente precedente della Open Arms, fatta entrare in Italia dopo l’intervento della procura di Agrigento proprio in virtù della situazione riscontrata a bordo.

Per adesso la linea del governo uscente rimane la stessa: i porti rimangono interdetti per le navi delle organizzazioni non governative.

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