"Io, vittima di una manipolazione". Esordisce così un prete di Tursi, un piccolo paese in provincia di Matera in un colloquio con "La Gazzetta del Mezzogiorno" dove dichiara con fermezza la sua innocenza rispetto allo scandalo degli incontri gay a luci rosse.
Il sacerdote è uno degli ecclesiastici finito nella bufera dopo la divulgazione dell'ormai famoso dossier di Francesco Mangiacapra, ex avvocato napoletano, oggi gigolò, che ha consegnato alla Curia di Napoli un documento di milleduecento pagine con i nomi di tutti i preti e i seminaristi che si sono rivolti a lui per degli incontri sessuali gay. Oltre ai nomi, al dossier erano allegati anche messaggi e fotografie inequivocabili.
Dopo giorni di silenzio, prima una lettera sulla morale scritta da alcuni sacerdoti della Chiesa lucana e oggi le dichiarazioni di un prete di Tursi che si dichiara vittima del sistema dei social network.
Secondo le dichiarazioni del sacerdote alla "Gazzetta", potrebbe essere stato un seminarista a tirare in ballo il suo profilo social a sua insaputa. Ricordiamo che le chat in cui i religiosi parlavano con Mangiacapra sono "Grindr" e "Romeo".
"Una trappola" la definisce il parroco,
evidenziando come sia facile oggi clonare i profili sui social network. "Un gioco da ragazzi", come dice il sacerdote che dichiara di aver utilizzato le chat "solo qualche volta" e di non conoscere Francesco Mangiacapra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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