“Di nuovo il Cara, è di nuovo il Cara”: la frase esclamata a telefono da un collega siciliano che avvisa della presenza di blocchi stradali a Mineo, appare molto significativa. Tra cronaca nera e cronaca giudiziaria, il più grande centro d’accoglienza d’Europa dà sempre motivi per cui parlare. In questo mercoledì l’esplosione dell’ennesima rivolta dei migranti ospitati, quasi non fa notizia se non fosse però che questa volta vengono usati sassi e pietre anche contro ignari passanti.
Si vivono attimi di terrore e di disagi. La SS 417 è tra le più importanti di questo angolo di Sicilia. Non solo unisce Gela con Catania, ma permette a molti paesi dell’entroterra e del Calatino di collegarsi con il resto dell’isola. Vuol dire quindi che questa statale vede ogni giorno il passaggio di pendolari, pullman e studenti. All’altezza dello svincolo di Mineo, sorge per l’appunto il Cara. La presenza del filo spinato e dei militari all’ingresso, non sembra rendere diverso il paesaggio dalla destinazione originaria di questo vero e proprio villaggio. Infatti le case qui risalgono agli anni ’80, in principio ad alloggiarci dovevano essere i soldati americani di stanza nella vicina base di Comiso, poi dismessa e trasformata in aeroporto civile. Nel 1999 questo agglomerato viene per la prima volta destinato ad ospitare profughi, nell’ambito della missione Arcobaleno. All’epoca a Palazzo Chigi siede Massimo D’Alema, il quale opta per questa struttura per piazzare i numerosi sfollati provenienti dal Kosovo, in quei mesi in piena guerra.
Ma è dal 2011 che sorgono i problemi relativi al Cara. Ministro dell’interno è Roberto Maroni, il quale deve fronteggiare una profonda crisi migratoria generata dalle primavere arabe in Libia e Tunisia. La situazione diventa calda con i governi successivi: nel giro di pochi anni, il Cara di Mineo diventa il più grande centro d’accoglienza d’Europa, nei periodi più caldi ospita anche oltre 4.000 richiedenti asilo.
Da quel momento in poi la struttura cade al centro di numerosi episodi di cronaca e di livello giudiziario. Spesso sorgono tensioni sia tra migranti ed il resto del territorio, con alcuni richiedenti asilo che più volte bloccano la SS 417, sia tra gli stessi migranti. In uno spazio ridotto convivono infatti diverse etnie a volte anche in contrasto negli stessi paesi d’origine. Non mancano dunque episodi di violenza all’interno del Cara, nel 2016 viene alla luce anche un’associazione criminale che gestisce un giro di prostituzione.
Anche la magistratura punta lo sguardo sul Cara. La gestione della strutture finisce all’interno delle inchieste su mafia capitale. Il continuo flusso di ospiti porta ad un certo punto anche a contare 300 impiegati, con la politica locale sospettata di essere impegnata nel cercare di sfruttare a proprio favore questa situazione. Nel gennaio 2017 da Catania parte un’indagine nella quale si ipotizza, tra le altre cose, che coloro che vengono assunti al Cara sarebbero costretti ad iscriversi all’Ncd, il partito dell’allora ministro Alfano. La struttura nei fatti è l’industria più redditizia del Calatino, recando gioie e dolori: al fianco dei posti di lavoro infatti, arrivano sovente i sopra citati episodi di violenza.
I fatti di questo mercoledì costituiscono soltanto gli ultimi di una lunga serie, fatta di timori ed insicurezze da parte soprattutto della popolazione locale. Nell’agosto 2015 una coppia di coniugi della vicina Palagonia viene uccisa in modo brutale da un ivoriano ospite del centro, un episodio quello che spinge lo stesso procuratore di Caltagirone a parlare del Cara come di un “problema”.
La svolta è soltanto di pochi mesi fa. Da un lato arriva il calo di sbarchi lungo le coste italiane, dall’altro la politica del ministro degli interni Salvini che, proprio in campagna elettorale, promette di mettere mano al Cara. La struttura il primo gennaio 2018 ospita 2.585 migranti, molti di meno rispetto ai periodi più caldi. Ma nel corso di questo anno le presenze scendono ancora, passando ad “appena” 1.726. Si tratta di una cifra sempre difficile da gestire, nulla però in confronto a quando ad essere ospitati erano in 4.000. Se dunque la generale diminuzione degli sbarchi permette di sfoltire la presenza a Mineo, le politiche del segretario leghista, stando agli ultimi dati del Viminale, generano una netta diminuzione dei costi. Il nuovo bando per la gestione del centro, entrato in vigore il primo di ottobre, prevede una spesa giornaliera per migranti di 22 Euro, a fronte dei 33 precedenti. I costi di gestione passano dagli 85.460 Euro giornalieri di inizio anno, agli attuali 37.972 Euro.
Tagli dovrebbero esserci anche al personale, che potrebbe passare da 300 a 200. Un allarme, secondo alcuni sindacati che preferiscono mettere in evidenza le ricadute occupazionali negative.
Non la pensano così probabilmente automobilisti e pendolari che in questo mercoledì hanno rischiato di essere colpiti dai sassi di alcuni migranti in protesta. Né, probabilmente, sono dello stesso parere coloro che da anni, passando lungo la SS 417, sperano di non imbattersi in blocchi stradali e disagi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.