Le chat, il suicidio e la baby gang. Cosa non torna sulla morte di Ahmed

Il cadavere di Ahmed è stato ritrovato nel fiume Brenta. La procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. La mamma: "Era un bravo ragazzo". Spunta la pista del bullismo

Le chat, il suicidio e la baby gang. Cosa non torna sulla morte di Ahmed

Ahmed Jouider era minacciato da qualcuno? Chi sono "le persone" con cui avrebbe avuto dei "conti in sospeso"? Sono alcuni degli interrogativi che adombrano la morte sospetta del 15enne di origini marocchine scomparso da Padova giovedì sera e ritrovato senza vita nelle acque del fiume Brenta ieri mattina. In attesa degli accertamenti autoptici, la Procura ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato per istigazione al suicidio. "Era un bravo ragazzo", assicura Latefa Benijane, la madre del ragazzino.

Suicidio o omicidio?

Il cadavere di Ahmed è stato rivenuto nel fiume che bagna Padova tra il quartiere Torre e il comune di Cadoneghe. Martedì mattina uno straniero ha recuperato lo smartphone del ragazzino, abbandonato lungo l'argine del corso d'acqua: "L'ho preso e ho inserito la mia tessera sim", ha spiegato. Tale circostanza ha consentito alla polizia di geocalizzare l'apparecchio. È stato poi lo sconosciuto ad accompagnare gli agenti nel punto esatto in cui aveva avvistato il cellulare. Da qui le ricerche che hanno consentito l'individuazione del cadavere nel fiume. La prima ricognizione medico-legale sulla salma non ha riscontrato segni di violenza, ferite o traumi da colluttazione. "Apparentemente è morto per annegamento", ha riferito ieri alla stampa il vice questore Valentina Pace. Sinora i riscontri investigativi suggeriscono l'ipotesi del gesto volontario. Tuttavia bisognerà attendere l'esito degli esami autoptici per avere contezza del decesso ed escludere la pista delittuosa. Resta il dubbio: omicidio o suicidio?

Il "giallo" del messaggio d'addio

Prima di uscire di casa, attorno alle ore 21.30 di giovedì sera, il 15enne ha abbracciato la mamma e salutato la sorellina con un bacio sulla fronte. Poi ha inviato una nota vocale all'ex fidanzatina:"Ora devo uscire...Ho delle questioni in sospeso con alcune persone, più che altro penso che morirò, penso di sì. O se non muoio penso che avrò delle ferite gravi, solo tu devi ascoltare questo audio. Volevo dirti che ti amo tanto, tu non capisci secondo me, non mi dilungo non voglio essere sdolcinato ma se sono sdolcinato non mi cambia più niente. Ti dico solo questo: ti amo". I due avevano rotto da pochi giorni e pare che Ahmed fosse risentito della separazione. "Era il mio migliore amico - ha confidato un ragazzino al Corriere della Sera - ultimamente era un po' triste perché si era lasciato con la fidanzata. Ma non mi ha mai detto di avere problemi o paura". Un messaggio d'addio che, se da un lato avvalora l'ipotesi del suicidio (scongiurata dai familiari), dall'altro apre a una ben più inquietante pista investigativa.

La pista del bullismo

C'è un passaggio nella nota vocale inviata da Ahmed all'ex fidanzatina che getta ombre sulle circostanze del decesso. Nell'audio il 15enne afferma di avere "un conto in sospeso con alcune persone". A chi si riferiva? E soprattutto, di quale natura sarebbe il presunto "conto in sospeso"? Gli inquirenti non escludono che il ragazzino abbia potuto fare riferimento a un eventuale "rivale" in amore, verosimilmente qualcuno che avrebbe mal digerito la relazione tra Ahmed e la coetanea. Ma è una ipotesi debole, alimentata più da voci di corridoio che da riscontri oggetti. Quanto, invece, è molto più attendibile la pista del bullismo, l'eventualità che il 15enne sia finito nel mirino di una baby gang di quartiere. Al momento, di certo c'è solo che Padova, negli ultimi mesi, è stata registrata una escalation di risse, episodi di estorsione e minacce tra ragazzini, al punto che il prefetto aveva dovuto convocare un Comitato straordinario per l'ordine pubblico. Per non lasciare nulla di intentato, la procura ha aperto un fascicolo di indagine per istigazione al suicidio.

Le similitudini con la morte di Henry

A rendere la vicenda ancor più macabra sono le similitudini tra le circostanze sospette della morte di Ahmed e quella di un altro giovane, Henry Amadsun. A settembre scorso, anche lui si è lanciato nel Brenta. E anche lui prima del gesto estremo ha inviato un messaggio d'addio agli amici: "Non me ne vogliate, non so se ci rivedremo", sono state le sue parole. Stando a quanto riporta il Corriere.it, ieri, il padre del 18enne si sarebbe confidato con il suo legale, Marcello Stellin: "Troppe similitudini, le persone che hanno fatto male ad Ahmed potrebbero essere le stesse che hanno fatto male a Henry". I genitori del ragazzo sono convinti che il figlio sia stato indotto al suicidio.

"Da settembre a oggi abbiamo sentito tanti ragazzi e anche le loro famiglie - ha spiegato l'avvocato Stellin - e presto avremo gli elementi per chiedere la riapertura del caso. Ma abbiamo trovato tanta omertà: credo che tra giovani ci sia un codice particolare, che conoscono solo loro". C'è un'altra verità per le morti di Ahmed e Henry?

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