C’è poco da fare, pochi casi come quello del Mostro di Firenze sembrano destinati ad alimentare nel corso del tempo suggestioni, misteri, colpi di scena più o meno calcolati. L’ennesimo capitolo a una vicenda che si trascina ormai da un cinquantennio lo aggiungono ancora una volta gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo e il consulente Paolo Cochi.
In un comunicato stampa rilasciato questa mattina, gli avvocati e il consulente denunciano l’esistenza di un “blocco” al palazzo di giustizia di Firenze “ed in particolare in Procura”. Un blocco che impedisce agli avvocati dei parenti delle vittime del mostro di accedere agli atti dei processi celebrati e, nello specifico, a quelli del processo Pacciani e del processo ai “compagni di merende”.
Secondo gli avvocati Biscotti e Mazzeo, si tratta di una “palese violazione delle norme del codice di procedura penale, art.116”, dovuta, secondo loro, a quello che sembra “uno scaricabarile tra Corte d’assise e procura della Repubblica”.
Sulla questione, si legge nel comunicato, “è già pronto un esposto che finirà dritto dritto sul tavolo del prossimo ministro della Giustizia”. Ma non solo, l’intento degli avvocati è quello di procedere alla richiesta di revisione delle sentenze di condanna del processo ai “compagni di merende”.
“Ho avuto incarico dal nipote di Mario Vanni di procedere alla revisione” dice l’avvocato Valter Biscotti, che aggiunge: “unitamente al collega Mazzeo siamo già al lavoro con il nostro consulente Paolo Cochi e sarà un lavoro serio e scrupoloso senza affidarci a pentiti discutibili o testi già noti come palesemente inattendibili”. “Non ci possono essere più dubbi su cosa fare”, ribadiscono entrambi gli avvocati, “specie dopo aver scoperto che la cartuccia rinvenuta nell’orto di Pacciani era artefatta”.
Torna, sempre nel comunicato, anche la teoria che individua in un serial killer solitario il c.d. Mostro di Firenze, ne è convinto il consulente Cochi: “Anch’io come gli avvocati sono convinto che ci troviamo di fronte ad un serial killer unico e siamo tutti convinti che nelle carte processuali c’è la chiave della soluzione del caso”.
Ma da cosa è motivato questo comunicato stampa dal sapore neanche troppo velatamente polemico? Ce lo spiega l’avvocato Biscotti: “Nel febbraio 2021, la Procura di Firenze respinse la mia richiesta di copia di atti di indagine, che avevo proposto quale difensore di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela (delitto del giugno 1981), poiché avrebbe riguardato anche 'altri fatti reato', cioè delitti commessi dal 'mostro' negli anni successivi al 1981 per i quali non avevo mandato da nessun parente delle vittime (secondo tale motivazione, avrei dovuto avere mandato dai parenti di tutte le vittime…)”.
“Quel diniego”, aggiunge l’avvocato Biscotti, “fu oggetto di due interrogazioni parlamentari con richiesta di ispezione, ma la ministra della giustizia Cartabia rispose dando ragione alla Procura e aggiungendo che il diritto alla copia di atti del procedimento è riservato al difensore dell’indagato, non della parte offesa (io, appunto, difendevo la parente di una parte offesa). Tale motivazione è palesemente illegittima, poiché il diritto alla copia di atti è attribuito dalla legge ' chiunque vi abbia interesse', come da art. 116 cpp”.
Prosegue Valter Biscotti: “Replicai la richiesta di copia di atti nella primavera di quest’anno anche su mandato del parente di una delle vittime francesi del duplice delitto di Scopeti (1985), ma la Procura ha reiterato il suo diniego motivandolo con ragioni di riservatezza, poiché gli atti da me richiesti conterrebbero i nomi di soggetti mai entrati nei vari procedimenti nemmeno come sospettati. Nonostante ciò, due GIP del Tribunale di Firenze nel luglio scorso ci hanno autorizzato ad estrarre copia di tutti gli atti di indagine dei procedimenti riguardanti Giampiero Vigilanti e il depistaggio circa il proiettile trovato nell’orto del Pacciani. Grazie a tale autorizzazione, abbiamo scoperto che fin dal 2019 i ris di Roma avevano accertato che quel proiettile non poteva essere incamerato in una pistola Beretta cal.22, cioè era una falsa prova”.
E ovviamente non finisce qui: “Nel luglio scorso”, rincara la dose l’avvocato, “abbiamo fatto richiesta alla Corte di Assise di Firenze di autorizzazione ad estrarre copia di alcuni atti di indagine relativi al processo Pacciani (definito con sentenza dibattimentale), ma la Corte l’ha respinta sostenendo che quegli atti non risultavano conferiti nel fascicolo del dibattimento (cosa non vera almeno riguardo alle relazioni sulle scene dei crimini, che pure avevamo richiesto).
Tale argomentazione è estranea a quanto prevede l’art. 116 cpp, che non fa distinzione alcuna tra atti confluiti e atti non confluiti nel fascicolo del dibattimento”.Sarà interessante, a questo punto, attendere quali saranno gli sviluppi di questa vicenda.
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