"I cattivi impuniti solo nella realtà". Quel confine tra romanzo e cronaca

Dopo il successo di "Milano assassina", lo scrittore Fabrizio Carcano è tornato in libreria con un nuovo e avvincente romanzo giallo. "Tra cold case e giallo c'è una linea di confine molto sottile", racconta a ilGiornale.it

"I cattivi impuniti solo nella realtà". Quel confine tra romanzo e cronaca
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C'è un linea sottile che divide la cronaca nera dal romanzo giallo. Si tratta di un confine labile, talvolta impercettibile al lettore. Lo sa bene Fabrizio Carcano, scrittore apprezzatissimo e stimato giornalista, tornato in libreria con un nuovo giallo milanese ambientato nel 1971: "I delitti dello Zodiac" (Mursia editore).

"Questo libro è il sequel di 'Milano assassina', un viaggio nel tempo che ci riporta indietro di mezzo secolo", racconta il noto il giallista, già in vetta alle classifiche di Amazon col suo nuovo libro, alla redazione de ilGiornale.it.

Fabrizio Carcano, a quali fatti di cronaca si ispira il suo nuovo romanzo?
"Questo romanzo è un viaggio nel tempo e ci riporta indietro di mezzo secolo: è un romanzo che nasce dalla suggestione maturata dopo aver letto un'inchiesta giornalistica sulla possibilità che Zodiac e il mostro di Firenze possano essere lo stesso assassino. Questa suggestione mi ha affascinato inducendomi a inventare una trama di pura fantasia dove Zodiac viene descritto appunto come il Mostro di Firenze".

Quindi si tratta di un romanzo di pura fantasia?
"Non del tutto. Ho ricostruito la Milano del 1971 in modo realistico, in questo contesto ho inserito la trama di fantasia sull'arrivo sotto la Madonnina di Zodiac direttamente dalla California. Ovviamente ci sono dei riferimenti anche storici e politici. Il romanzo è ambientato in una Milano ancora industriale, con le osterie, le bische e la cocaina che sta cominciando ad animare la vita notturna".

Quali sono le analogie tra Zodiac e il Mostro di Firenze?
"Di Zodiac, a parte il periodo di attività criminale e il modus operandi, sappiamo pochissimo. Probabilmente era un satanista. Per certo ci sono tantissimi elementi che suggeriscono una possibile compatibilità con il Mostro di Firenze".

Del tipo?
"Ad esempio i luoghi e il periodo di attività criminale. Come la località di San Casciano dove, tra le varie ipotesi, si ritiene che possa aver soggiornato il serial killer californiano: si tratta della stessa area dove nel raggio di pochi chilometri si sono consumati alcuni delitti del Mostro, quelli dei turisti tedeschi e dei turisti francesi, e dove risiedevano Pacciani, Vanni eccetera".

E invece quali sono le differenze tra i due serial killer?
"La più evidente, a parer mio, è la rivendicazione dei delitti. Per Zodiac è fondamentale rivendicare gli omicidi, ci trova gusto a 'punzecchiare' gli investigatori. Invece nel Mostro di Firenze manca la componente mediatica".

Lei è uno scrittore ma anche un giornalista. Qual è la linea di confine tra romanzo giallo e cronaca?
"Sicuramente la linea di confine tra cronaca e romanzo è molto sottile. La cronaca offre molti spunti narrativi interessanti che poi, chiaramente, necessitano di approfondimento e ricerca. Sintetizzando il concetto: un libro è una maratona, un articolo è una corsa di 100 metri".

Si può dire lo stesso anche dei cold case?
"Sì. I cold case offrono materiale interessante per elaborare romanzi gialli o noir. I grandi 'delitti irrisolti', ma anche quelli meno noti al grande pubblico, sicuramente sono d'ispirazione per i giallisti".

Vale anche il contrario, ovvero un romanzo giallo può essere d'impulso per riportare l'attenzione mediatica su un caso di cronaca irrisolto?
"Nel mio caso, con il romanzo 'Milano assassina', lo è stato. Il libro ha 'spinto' le indagini di un criminologo, Franco Posa, sui delitti che sembrerebbero essere collegati al 'Mostro della Cattolica'. Quindi, rispondendo alla domanda, direi di sì: i romanzi possono riaccendere i fari mediatici su vicende di cronaca irrisolte".

I delitti dello zodiaco

Nella narrazione (reale) di un delitto ci sono sempre delle vittime innocenti che muoiono per mano di un killer, talvolta spietato. E invece nei romanzi?
"Dipende molto dalla scelta narrativa del singolo scrittore.

Per quanto mi riguarda, non amo molto i racconti cruenti o addentrarmi nella descrizione di dettagli macabri. Ho un motto: niente lacrime e nessun dolore".

Quindi i 'cattivi' possono restare impuniti solo nella realtà?
"Nei miei libri non muore mai un'anima candida".

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