"La pericolosità di un contagio" da Coronavirus è "tangibile durante le udienze celebrate dai Giudici di Pace" per la "convalida delle espulsioni di migranti clandestini, che si tengono nei Centri di permanenza e rimpatrio" e cioè di chi ha "violato l'ordine di allontanamento dal territorio dello Stato od anche per i reati di clandestinità". Perciò l'Associazione nazionale giudici di pace chiede con urgenza al "governo e alle autorità competenti", con una nota, misure idonee per la loro tutela.
Il rischio di contagio segnalato nella nota riguarda le udienze che si tengono negli otto Centri di permanenza per il rimpatrio sparsi in Italia, tra cui a Torino, Roma, Bari e Trapani. Lo stesso rischio, è stato riferito, lo si corre quando le udienze si svolgono in una apposita sala della Questura di una qualsiasi città sprovvista di Cpr. Nella nota dell'Associazione Nazionale giudici di pace si legge poi: "Va rilevato che in caso di inadempienza delle Autorità preposte alla tutela della salute si rischia la beffa oltre al danno che i Giudici di Pace hanno recentemente subito con l'emanazione di una nota ministeriale che li ha privati dell'indennità di udienza per la convalida di espulsione, qualora questa possa essere rinviata per qualsiasi motivo". E ancora: "Già in passato un Giudice di pace nonostante abbia contratto la tubercolosi durante la sua funzione giurisdizionale presso un centro di migranti, non si è visto riconoscere un legittimo risarcimento per una 'creativa' sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito che il Giudice di pace è un volontario e, quindi, privo di qualsivoglia diritto con conseguente mancanza di titolarità a chiedere allo Stato per cui lavora un riconoscimento risarcitoria per la malattia contratta".
Dai giudici di pace arriva la richiesta di un rifornimento immediato di mascherine, per evitare il contagio durante le udienze e l’attivazione di tutele indennitarie per malattie e rischi. Per l’Unagipa, Unione nazionale giudici di pace: "neppure la fantasiosa qualifica di volontari imposta dalla normativa nazionale, in contrasto con quella europea, giustifica la desolata condizione in cui giudici di pace e onorari sono relegati". E ancora, nella nota firmata dalla presidente Unagipa Mariaflora Di Giovanni.
"Si auspica in un riscontro urgentissimo essendo difficile continuare a garantire il pubblico servizio svolto a queste condizioni ormai non più procrastinabili essendo relative alla sicurezza in ambiente pubblico di lavoro , considerando che in caso contrario i magistrati onorari e le loro famiglie, in caso di contagio, sarebbero esposti ai medesimi rischi, ritenendo in tal caso responsabile il Governo italiano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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