Falso il testamento da 7,5 milioni: giudice lo condanna a 2 anni

Un imperiese è stato condannato a 2 anni di reclusione per un testamento da 7,5 milioni che il giudice ha dichiarato falso. La vicenda riguarda il patrimonio di due sorelle imparentate con la storica famiglia Agnesi, proprietaria dell'omonimo pastificio

Falso il testamento da 7,5 milioni: giudice lo condanna a 2 anni

Un “pezzo” di carta del valore di sette milioni e mezzo di euro. Non parliamo di qualche inedito “schizzo” di Van Gogh e neppure di Picasso, ma di un testamento, che sicuramente può cambiare la vita di una persona. In questo caso, però, è andata male a un imperiese, Salvatore Lucia, ex autista delle sorelle Caterina e Rosa Maria Berio, apparentate con la famiglia Agnesi di Imperia, quest’ultima proprietaria dello storico pastificio, chiuso nel 2016 dal Gruppo Colussi.

Le due sorelle muoiono nel dicembre del 2008, lasciando un’eredità complessiva di circa 15 milioni di euro, tra immobili e terreni appartenenti al patrimonio Agnesi. Successivamente ecco spuntare il fatidico testamento, che, secondo quanto dichiarato da Lucia, sarebbe stato scritto di proprio pugno da Rosa Maria Berio, che lasciava all’ex autista metà dell’eredità milionaria.

Tutto bene, se non fosse che quel testamento viene impugnato, sia in sede civile che penale, da Pietro Agnesi, cugino alla lontana delle due sorelle, che sostiene di essere in possesso di due loro testamenti, ricevuti in data anteriore.

Chi ha ragione, a questo punto? Il tribunale dispone una perizia e, alla fine, il giudice monocratico di Imperia, Marta Maria Bossi, decide di dare ragione ad Agnesi. Salvatore Lucia, infatti, viene condannato a 2 anni di reclusione, con il pm Enrico Cinella Della Porta che aveva chiesto il massimo della pena ovvero una condanna a 4 anni di reclusione.

L’avvocato della difesa, Enrico Amalberti, punta sulla credibilità del proprio assistito e annuncia che

presenterà ricorso in Appello: “Durante l’esame, ha riportato i fatti in modo esaustivo e dettagliato. Sono convinto della sua innocenza e pertanto una volta depositate le motivazioni della sentenza, ricorrerò in Appello”.

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