I neonatologi lanciano il Patto per i bimbi nati pretermine

Appello della Società italiana di neonatologia per un’alleanza che migliori le cure: accesso H24 per i genitori in tutte le Terapie intensive neonatali, corsi di rianimazione e rete di Follow-up. Il presidente della Sin, Fabio Mosca: “I neonati e le loro famiglie devono tornare al centro delle scelte politiche a tutti i livelli”

I neonatologi lanciano il Patto per i bimbi nati pretermine

Questa domenica si celebra la Giornata Mondiale della Prematurità e la Sin-Società italiana di neonatologia lancia un appello per migliorare l’assistenza neonatale in tutto il Paese, rivolto a tutti coloro che sono direttamente o indirettamente coinvolti nella cura dei nati pretermine perché sottoscrivano un “Patto” di collaborazione.

“I neonati pretermine, cioè quelli che vengono al mondo prima della 37ma settimana di età gestazionale, sono una grande sfida per la neonatologia e per la società. È necessario un patto, un’alleanza, tra tutti gli attori coinvolti nel percorso nascita: dalle Istituzioni ai luoghi di cura ospedalieri e del territorio, dalle università alle associazioni di volontariato e alle famiglie - spiega il professor Fabio Mosca, presidente della Sin -. I neonati e le loro famiglie devono tornare al centro delle scelte politiche a tutti i livelli, e ancora di più questi piccoli neonati più fragili, che richiedono attenzioni particolari”.

Il Patto - basato su tre pilastri: accesso H24 in tutte le Terapie intensive neonatali, corsi di rianimazione per i neonatologi, rete di Follow-up strutturata e riconosciuta dal Sistema sanitario nazionale - ha già raccolto il consenso del ministero della Salute, che supporterà l’iniziativa con una campagna di comunicazione istituzionale attraverso uno spot televisivo realizzato insieme alla Sin per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema sempre più frequente e poco conosciuto. Non solo, Sin e Vivere Onlus Coordinamento nazionale delle associazioni per la neonatologia, hanno ottenuto il sostegno di oltre 70 Comuni e più di 80 location tra monumenti e ospedali durante la giornata sono illuminati di viola, il colore simbolo della prematurità.

I prematuri hanno bisogno di strutture e attrezzature moderne e di medici e infermieri altamente specializzati per garantire assistenza personalizzata e un mix di cure sempre più avanzate. Una grande sfida per la neonatologia e per la società, perché la prematurità è una malattia spesso grave e la sopravvivenza è un successo non scontato. Sono bambini che nascono immaturi nei vari organi - polmoni, cervello, intestino, cuore - tanto più gravi quanto più il parto avviene in anticipo. Sono fragili ma, allo stesso tempo, grandi “guerrieri”.

L’Italia è uno dei Paesi con il più basso tasso di mortalità al mondo per neonati di peso inferiore a 1500 grammi, l’11,3% rispetto al 14,3% delle più importanti Tin a livello mondiale (fonte: Oxford Vermont Oxford Network). Se si vogliono mantenere questi elevati standard di qualità e di eccellenza sono però necessarie più risorse umane e tecnologiche, e serve il supporto delle istituzioni nazionali e locali.

“La nascita di un bambino prematuro, o che presenta patologie fin dai primi momenti della sua vita, è fonte di sofferenza e di stress per i genitori, che si trovano proiettati bruscamente in una nuova realtà, dolorosa e incerta, dall’impatto spesso traumatizzante - prosegue il professor Fabio Mosca -. Per supportare adeguatamente questi bambini e le loro famiglie è fondamentale una rete efficiente di cure perinatali che deve iniziare durante la gravidanza e al momento della nascita, e avvenire in ospedali dotati di Terapia intensiva neonatale proseguendo anche dopo la dimissione con servizi di assistenza domiciliare e Follow-up adeguati e omogenei in tutta l’Italia”.

Per farlo la Sin invita a investire sull’attuale rete dei Punti nascita e delle Terapie intensive neonatali che non risponde più, al Nord, al Centro e al Sud del Paese, alle mutate esigenze assistenziali e alla disponibilità di risorse, carenti in particolare nelle regioni meridionali. Troppo poche le risorse dedicate alla cura del neonato prima e dopo la dimissione dalle Neonatologie, in particolare quelle mediche e infermieristiche. La carenza di neonatologi è uno dei problemi più urgenti da affrontare per continuare a garantire il buon livello delle cure che presentano grandi differenze regionali, con un rischio di mortalità neonatale superiore del 39% al Sud rispetto al resto d’Italia.

“Dobbiamo riportare il neonato al centro del futuro - conclude il presidente del Sin -. Per farlo c’è bisogno dell’impegno di tutti gli attori coinvolti nel percorso nascita e un intervento sinergico del mondo scientifico e delle Istituzioni, per attivare iniziative di sostegno alla maternità e all’infanzia”.

L’IMPEGNO DELLA SIN

Garantire l’accesso ai genitori h24 in tutte le Terapie intensive neonatali perché nonostante gli sforzi messi in campo negli ultimi anni, solo il 61% delle Tin in Italia consente un accesso h24 ai genitori, con forti disparità regionali. La presenza dei genitori nella gestione quotidiana del neonato è indispensabile per facilitare più precocemente possibile il legame con i genitori e permettere a mamma e papà di occuparsi della cura del proprio bambino: riduce lo stress, facilita l’allattamento materno e il contatto fisico tra genitori e neonati e aiutare la famiglia a partecipare nelle decisioni cliniche che riguardano il proprio figlio.

Organizzare corsi di rianimazione neonatale per tutti i neonatologi, per assicurare la migliore assistenza possibile in sala parto in tutti i punti nascita fin dai primi importantissimi minuti di vita. Le cure nella prima ora di vita - la “golden hour” - possono influenzare in modo determinante gli esiti a distanza di questi neonati estremamente vulnerabili. È fondamentale che in questo limitato intervallo di tempo l’équipe medico-infermieristica applichi efficacemente le linee guida di riferimento. La Sin effettuerà anche un’indagine per valutare le dotazioni di attrezzature delle isole neonatali negli ospedali.

Migliorare l’assistenza dopo la dimissione con una rete di servizi di Follow-up ben organizzata e strutturata, oggi troppo eterogenea geograficamente e sottodimensionata rispetto alle reali esigenze.

Questi servizi sono fondamentali per proseguire le cure dopo la dimissione e necessari a effettuare la diagnosi precoce dei disturbi neurologici e sensoriali, con un inizio tempestivo del supporto riabilitativo e abilitativo.

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