Smentiti i catastrofisti: cosa dicono i dati su Omicron

Il report dell'Iss sulla nuova variante spiega perché l'unica arma è il vaccino

Smentiti i catastrofisti: cosa dicono i dati su Omicron

L’Istituto superiore di sanità ha tenuto a chiarire, all’interno di un approfondimento dedicato alla nuova variante Omicron, un punto riguardante una maggiore gravità o minore della variante B.1.1.529. "Non ci sono ancora evidenze che l'infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti. I dati preliminari suggeriscono che ci sia un tasso maggiore di ricoveri in Sud Africa, ma questo potrebbe essere dovuto all'aumento complessivo delle persone infette piuttosto che alla specifica infezione con Omicron. Al momento non ci sono informazioni che suggeriscano che i sintomi specifici associati a questa variante siano diversi da quelli dovuti alle altre" come si legge nel comunicato dell'Iss dal titolo 'Omicron, cosa sappiamo’.

Iss: "Ci vuole tempo per capire il livello di gravità"

Gli esperti dell’Istituto superiore di sanità hanno inoltre spiegato che "i casi iniziali di infezione riguardano studenti universitari, persone giovani che tendono ad avere una malattia più lieve, ma per capire il livello di gravità dell'infezione causata da Omicron servirà più tempo (da alcuni giorni ad alcune settimane). Comunque si ricorda che tutte le varianti del Covid-19, inclusa la Delta che rimane al momento la variante dominante a livello globale, possono causare malattia grave o morte, in particolare nelle persone più vulnerabili, e la prevenzione rimane fondamentale".

Il 26 novembre l'Oms ha designato la variante B.1.1.529 come 'Variant of Concern' (Voc), con il nome di variante Omicron. La variante è stata isolata per la prima volta in alcuni campioni che sono stati raccolti lo scorso 11 novembre in Botswana e il 14 novembre in Sud Africa. La decisione di dichiararla una Voc è dovuta alla presenza nella variante di diverse mutazioni, 32 sulla proteina spike, che potrebbero avere un impatto sul comportamento del virus, anche in termini di gravità della malattia o della capacità di diffusione.

Valgono le stesse regole per limitare il contagio

Le norme per ridurre la diffusione del virus, oltre alla somministrazione del vaccino, rimangono sempre le stesse anche per questa nuova variante. Ovvero: mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro dalle altre persone, indossare la mascherina in particolare negli ambienti chiusi o affollati, tossire o starnutire nel gomito o in un fazzoletto, igienizzare frequentemente le mani, oltre a garantire una adeguata ventilazione dei locali chiusi. Secondo gli esperti, se si è tra coloro che possono ricevere una dose booster, il consiglio è di prenotarla. Mentre se non si è ancora vaccinati, di farlo al più presto.

Spiega ancora l’Iss che “raggiungere i più alti tassi possibili di vaccinazione rimane la strategia chiave per ridurre il rischio di trasmissione di COVID-19 e picchi significativi nei casi, oltre che per ridurre la probabilità che emergano nuove varianti".

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