Lettera aperta a Orbán: non si può trattare con gli assassini

Prima il viaggio "sospetto" a Kiev. Poi i sorrisi "complici" con Putin e Xi

Lettera aperta a Orbán: non si può trattare con gli assassini
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Caro presidente Viktor Orbán,
Le scrivo a nome di quei tantissimi italiani che gradirebbero da Lei qualche delucidazione sulle sue intenzioni. È passata appena una settimana dalla sua nomina a presidente di turno dell'Ue e già circolano perplessità. Qualche malconsigliato aveva insinuato che Lei potesse approfittare di questo suo ruolo temporaneo per abusarne. Addirittura, c'è stato chi ha suggerito che il buon nome di Viktor Orbán abitualmente accostato al sistematico boicottaggio ungherese di iniziative europee e Nato con finalità di sostegno all'Ucraina aggredita dal Suo amico Vladimir Putin potesse essere utilizzato in quest'occasione per dividere ulteriormente le comunità dei Ventisette e dell'Alleanza Atlantica, a tutto danno di queste istituzioni e dell'Ucraina stessa. Ma certa gente, lo sappiamo, non conosce ritegno quando si tratta di calunniare chi agisce nel supremo interesse della pace.

Non è dunque il caso di dare retta a quanti hanno pensato male quando l'hanno vista nel primo giorno della sua carica, che esclude la possibilità di tingere del proprio colore politico iniziative diplomatiche svolte a nome dell'Ue presentarsi a sorpresa a Kiev, dove mai si era sognato di metter piede per esprimere solidarietà a nome del suo Paese in 865 giorni di aggressione militare russa. Quando l'hanno sentita consigliare al presidente ucraino che l'ha ricevuta di «considerare» un cessate il fuoco prima di negoziare con Mosca: il che, sarà certo una coincidenza, è esattamente ciò che il presidente Zelensky si rifiuta di fare, e che il suo aggressore invece pretende da lui. Questi malpensanti arrivano a insinuare che Lei volesse così favorire Putin nel suo disegno di inglobare una ricca fetta di Ucraina per diritto di conquista, neanche fosse un Hitler qualsiasi. Ma lo ripetiamo, è gente prevenuta che come Lei ama spiegarci è pronta a trascinarci nella Terza Guerra Mondiale: loro, non il Suo amico Putin, ci mancherebbe!

Nemmeno è il caso di concordare con quanti hanno storto il naso vedendola il giorno dopo un tantino troppo deferente in un salone del Cremlino, a parlare di pace nei termini a lui più graditi con il Signor Zar di tutte le Russie (anche quelle che ricadono nei territori altrui). C'è chi ha malignamente creduto che la Sua postura solo apparentemente servile ricordasse quella di certi suoi predecessori installati direttamente dai padroni sovietici dopo un'invasione dell'Ungheria che forse Lei è troppo giovane per ricordare: davvero non c'è più rispetto.

Dopodiché, eccola a Pechino. Sempre in nome della giusta pace che il Signor Imperatore di tutte le Cine Xi Jinping intende costruire per l'Ucraina con il Suo amico russo. Nelle stesse ore, cadevano sull'ospedale pediatrico di Kiev bombe, certamente mal dirette, che hanno ammazzato qualche decina di persone di varie età. E siamo certi che non avrà mancato di condannare l'accaduto con il Signor Xi, perché converrete che la pace del cimitero, come quella della schiavitù, è un ben misero valore.

A questo punto ci delucidi, signor Orbán.

Dove la porterà di bello il suo nobile turismo per la pace? Forse nella vicina Corea del Nord, il cui illuminato Leader si degna di rifornire d'armi il Suo amico Putin onde meglio martellare la nazista Ucraina e il suo popolo ingrato di russi che negano di esserlo? Parlerà di pace a Kim Jong-Un? O forse intende completare il giro dei Paesi del nuovo Asse recandosi in Iran per far presente che se continuano a vendere a Putin missili e droni d'attacco la pace in Ucraina non ci sarà mai? Non abbiamo dubbi che lo farà. E abbia pazienza con chi, da queste parti, si ostina a considerarla un cinico furbacchione: sa come si dice, «qua nessuno è fesso»...

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