Il coronavirus da un anno e mezzo condiziona le nostre vite e le libertà. Probabilmente lo farà ancora a lungo e quello che prima ci sembrava straordinario diventerà ordinario e viceversa. Ci siamo abituati a indossare le mascherine, pur con tutti gli improperi del caso quando appannano gli occhiali o tolgono il fiato. Ci siamo addirittura adattati (no, non abituati) a cenare alle 19 pur di concederci una pausa al ristorante. Quanti di noi avrebbero immaginato, solo due anni fa, che sarebbe stata necessaria la prenotazione per andare in spiaggia?
Oggi ci sono persone che si stupiscono perché i lidi preparino le sdraio e gli ombrelloni sulle spiagge, perché gli hotel si attrezzino per accogliere gli ospiti. Addirittura perché qualcuno osi farsi il bagno in mare con la maschera e senza mascherina. Eppure, da che mondo e mondo, tutto questo ha un solo nome: si chiama estate! E anzi, dovrebbe sembrarci strano che a metà maggio le spiagge non siano state prese d'assalto e non ci siano le code chilometriche verso i litorali per attovagliarsi vista mare. Invece eccoci qui, con i lucciconi agli occhi, ad ascoltare le interviste dei ristoratori e degli albergatori che esultano per le prenotazioni dall'estero.
Ci commuoviamo quando vediamo le immagini dei concerti, di quelle braccia alzate e dei canti a squarciagola, quando libertà era trascorrere ore e ore spalla contro spalla (sudata) con persone delle quali non si sapeva nemmeno il nome. Ci sale il magone quando ripensiamo alle feste in discoteca, ai bicchieri condivisi con gli amici, ai balli senza distanziamento, quando l'unico pensiero era "gli puzzerà l'alito?" e non "avrà fatto il vaccino?".
Ma questa è l'emozione di poter a breve riassaporare queste libertà oppure è la rabbia di esserci persi tutto questo nell'ultimo anno? Magari entrambe le cose. E non vogliamo che questi siano solo i nostri ricordi di gioventù da raccontare un giorno ai nostri nipoti, per i quali tutto questo che per noi è stato normale sarà qualcosa di straordinario. Di punto in bianco, alla nostra generazione è stata tolta ogni libertà. E noi ci siamo abituati. Chi più e chi meno ovviamente. Quello a cui gli italiani non si sono abituati, e speriamo non lo facciamo mai, è al fatto che le riaperture e il ritorno alla quasi normalità sia una gentile concessione dei governanti. Ecco, questo no.
Luigi Di Maio che, solo pochi mesi fa in occasione delle festività natalizie, annunciava tronfio che "a Natale e a Capodanno permettiamo ai cittadini di spostarsi tra i piccoli comuni", non può essere accettato. Sì, gli italiani hanno acconsentito alla limitazione delle loro libertà personali per salvaguardare il bene comune. Ma quelle libertà sono diritti inviolabili, non devono essere autorizzate.
Rivogliamo la libertà di scegliere se cenare in casa o al ristorante quando il sole è già tramontato e quella di inventare scuse campate per aria per dare buca quando vogliamo solo per stare sul divano ad affondare le nostre maiunaggioia nel gelato sciolto.
Rivogliamo la libertà di aspettare l'alba su una spiaggia o su una panchina senza l'ansia di contare i minuti che ci separano dal coprifuoco. Ridateci la libertà di essere liberi, senza che questa sia una concessione a tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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