È indagato in una maxi inchiesta su una filiera di società fallite, che avrebbe provocato un buco di 60 milioni di euro. Al centro della vicenda, ci sarebbe il commercialista Enrico Gaia, nome noto in Sardegna e amico, o almeno conoscente, del leader politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Secondo quanto riportato da La Verità, Gaia sarebbe coinvolto nel caso perché da "sindaco" della "Sant'Elena Srl, casa di cura privata", riconducibile al gruppo Scanu, avrebbe approvato "i bilanci dal 2002 al 2008", senza accorgersi di un grosso buco contabile.
Chi è Gaia
Il commercialista, che negli ultimi tempi si è avvicinato al mondo pentastellato, è stato revisore legale, sindaco e amministratore di società controllate dalla Regione e dal Comune del capoluogo sardo. Prima vicino a Forza Italia e all'ex governatore Ugo Cappellacci, è passato poi a sostenere lo schieramento opposto, con il sindaco di Cagliari di Sinistra e libertà, Massimo Zedda, e con l'ex presidente Renato Soru, del Partito democratico.
L'inchiesta
Secondo le prime ricostruzioni, infatti, nel capo di imputazione, il giudice per le indagini preliminari, Giampiero Casula, contesterebbe al commercialista di Cagliari l'omissione di "rilevare la presenza" di "posizioni debitorie nei confronti di Inps/Equitalia per 6.485.865,98 euro". L'inchiesta conta 12 indagati, quattro dei quali sono stati sottoposti a misura cautelare: Alberto Scanu, amministratore delegato di Sogaer, la società di gestione dell'aeroporto di Cagliari ed ex presidente di Confinustria Sardegna, Laura Scano, sorella di Alberto, il commercialista Giovanni Pinna e Valdemiro Giuseppe Peviani (entrambi collaboratori). Nell'ordinanza di custodia cautelare, il giudice Casula ha chiarito che esistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Scano sul fallimento di nove società, mentre sulla decima le indagini sono ancora in corso.
I "consigli" di Gaia
Secondo quanto riportato da La Verità, nel 2016, Salvatore Pinna, un cliente di Gaia finisce agli arresti. I colloqui tra i due vengono intercettati dalle forze dell'ordine e trascritti nelle carte giudiziarie. Un articolo, uscito su L'Unione Sarda nel 2016, aveva provato a spiegare la circostanza: "Inizio del 2015, Tore Pinna, che sa di avere la Finanza alle costole, sta cercando un modo di muovere i soldi senza dare troppo nell'occhio. Il 28 gennaio incontra il suo commercialista, Enrico Gaia, che secondo gli inquirenti gli suggerisce di usare la società che ha a Belgrado, la Essepi Balcani, come 'cartiera' per emettere false fatture. Il problema, però, è far toranre i soldi in Italia.
Così Gaia gli consiglia di passare la frontiera dalla Svizzera con l'auto carica di contanti: 'Io ho fatto una vita così, oppure passi dalla Slovenia e se ti scoprono dici che eri al casinà. Pinna non si fida perché teme di essere beccato. "Ho chiesto a mio cognato, ti do 50mila euro, hai anche protezione alla frontiera, non ti controllano a te".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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