Siamo arrivati alla 43esima edizione della Giornata per la Vita. La prima si è svolta nel 1978, sotto indicazione di papa Paolo VI. I tempi sono cambiati, ma la bioetica (con il diritto alla vita in testa) continua a rappresentare una costante degli interessi cattolici. La Chiesa, nel tempo, ha lasciato molto spazio ai laici sui "valori non negoziabili". Per quanto papa Francesco si sia dimostrato fermo, sono le organizzazioni pro life e pro family a scendere spesso in piazza (almeno sin quando è stato consentito). La Conferenza episcopale italiana non è più quella del cardinale Camillo Ruini, ma ha comunque diramato un comunicato tagliato sulla necessità che libertà, intesa non come fine ma come strumento, e vita dialoghino in maniera edificante. La prima per i presuli italiani dovrebbe operare in favore della seconda.
Durante il pontificato di Paolo VI non si parlava di relativismo. Adesso siamo al "post relativismo". Jacopo Coghe, portavoce di "Pro Vita e Famiglia" e vice presidente del discusso Congresso mondiale delle famiglie, ne è convinto. Il papa emerito Joseph Ratzinger aveva avvertito sull'avvento dei "nuovi diritti". Ora saremmo andati persino oltre.
Come spesso è accaduto nel corso di questi ultimi anni, l'emisfero pro life rappresentato da Coghe ha organizzato una campagna in occasione della giornata dedicata alla vita. In alcune circostanze, come ad esempio in relazione alla battaglia che Pro Vita e Famiglia combatte contro la proliferazione della cosiddetta "ideologia gender", le campagne pro life hanno fatto discutere. I progressisti non digeriscono con facilità certe iniziative. E anche l'iniziativa di questi giorni potrebbe essere sottoposta a critiche. Coghe, tuttavia, non opera retromarce.
Cosa avete organizzato per la Giornata di quest'anno?
"La campagna è stata già affissa. I manifesti, circa 200, ritraggono un neonato. La scritta che abbiamo scelto è 'Io sono per la vita'. Riteniamo che la vita sia un diritto fondamentale. Parlo del diritto a nascere. In questa società, post-moderna e post-relativista, in cui le femministe credono che togliere la vita all'interno di un grembo materno sia un diritto, noi proclamiamo il contrario, cioè la bellezza, la gioia e la vita. Tutti valori positivi, soprattutto in questo momento: i dati Istat registrano un pieno inverno demografico. Dobbiamo pensare a come investire sulla vita e sulle nuove generazioni. Ma se il trend relativo alle nascite è negativo, è impossibile pensare a strumenti in grado d'investire sul futuro. Le statistiche dicono che ci stiamo inabissando".
L'Italia è un paese di vecchi?
"Il problema non è essere vecchi. Il problema è che manca un rinnovo generazionale. Abbiamo voluto lanciare questa campagna che rompe rispetto ad altre tipologie di nostre iniziative. Il messaggio questa volta è centrato sulla bellezza, sulla gioia, sulla felicità e sulla vita. In sintesi, su tutto quello in cui noi crediamo. Il primo diritto di un essere umano, per noi, è quello di nascere".
Il governo giallorosso si è distinto per aver promosso quelli che voi ritenete "nuovi diritti". Ora che Giuseppe Conte non è più premier, vi sentite più tranquilli?
"Noi non abbiamo, come associazione, un partito preferito. Le famiglie non hanno un colore politico. E penso che anche tutti i nostri aderenti possano convenire con questa mia affermazione, avendo la capacità di valutare quello che l'ex premier Giuseppe Conte ed il suo governo hanno messo in campo per le famiglie e per la vita. Voglio solo ricordare la legge contro l'omotransfobia: siamo contenti che si sia interrotta questa esperienza di governo. Se non altro perché speriamo che quella legge, che attacca la libertà d'espressione e la libertà di professione religiosa, possa essere riposta in un cassetto".
Questo per le famiglie. E per la vita?
"Ricordiamoci la circolare Speranza sulla Ru486 a domicilio. Speriamo che un nuovo governo, che dovrebbe avere delle sensibilità differenti (Draghi è membro ordinario dell'Accademia delle Scienze sociali della Santa Sede, ndr), possa riservare un'attenzione maggiore al futuro del nostro Paese. Bisogna cercare di aiutare, anche con pragmatismo, le famiglie. Le priorità, in un quadro dove le famiglie non riescono a fare la spesa, non possono essere la Ru486 e la legge contro la omo-transfobia".
Alcune Regioni amministrate dal centrodestra stanno rifiutando le linee guida ministeriali sulla Ru486
"Siamo molto contenti. Crediamo si tratti di politici coraggiosi: hanno avuto il coraggio di schierarsi contro il mainstream, oltre che alle direttive del ministero della Salute. Parlo degli assessori delle Marche, del Piemonte, dell'Abruzzo... . Parliamo di persone che sono state messe alla gogna solo per essersi schierati dalla parte della vita. Siamo al loro fianco e li sosteniamo, nella speranza che altre amministrazione regionali si aggiungano. Non è una questione ideologica: si tratta della salute delle donne. La pillola Ru486 non è novalgina. Prendere quella pillola da sole, in casa, non è privo di rischi. Dove sono le femministe? Dovrebbero essere in prima fila per questa battaglia. In gioco c'è la salute delle donne".
Trump è stato sconfitto. E ora? Cosa accade per il mondo pro life?
"Lo scontro odierno è su quelli che Benedetto XVI chiamava principi non negoziabili. Tra i primi provvedimenti di Trump come presidente c'è stato quello di tagliare i fondi a Planned Parenthood. Joe Biden, dal canto suo, ha riabilitato quei fondi. Credo sia palese un conflitto. Potremmo definirlo, alla larga, uno scontro tra il bene ed il male. Una battaglia tra il post-relativismo ed i principi non negoziabili.
E tutto questo si riflette su ogni ambito della politica: dall'economia alla politica estera. La presidenza Biden ci riserverà delle brutte sorprese, ma siamo fiduciosi perché sappiamo che la vita vince sempre sulla morte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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