L'Alitalia è allo sbando. E i sindacati hanno fatto di tutto per farla precipitare definitivamente. I lavoratori dell'aviolinea di bandiera sono stati chiamati a esprimersi pro o contro il verbale di accordo sottoscritto tra l'azienda e i sindacati lo scorso 14 aprile. E hanno deciso di boacciarlo con la stra grande maggioranza dei voti. Potrebbe essere l'ultimo colpo a una compagnia che, anche dopo l'acquisizione di Etihad, ha continuato a bruciare miliardi e che ora rischia di costarci un altro miliardo di euro.
Tra Roma e Milano sono stati allestiti nove seggi per sentire il parere dei dipendenti sull'accordo siglato con l'azienda. Un referendum che minaccia il futuro dell'Alitalia. L'affluenza è stata molto alta, oltre il 95% l'adesione al voto. Stando ai dati che emergono dalla "Training Accademy" dell'Alitalia, in 5.140 avrebbero votato contro l'accordo sul piano industriale. A favore sarebbero solo 2.209 favorevoli su un totale di 10.101 votanti. Anche se non ci fossero schede annullate, i voti contrari sembra abbiano ampiamente superato la soglia definitiva per la bocciatura. La "soglia di non ritorno" si attesta, infatti, a 5.050 voti. Con la vittoria del i "no", il consiglio di amministrazione dovrà riunirsi già domani per dare il via alla procedura di amministrazione straordinaria. Nel caso in cui avesse vinto il "sì", si sarebbe riunito mercoledì per sbloccare la ricapitalizzazione, 2 miliardi di equity di cui 900 milioni di nuova cassa.
L'amministrazione straordinaria delle grandissime (almeno 500 dipendenti) imprese insolventi (almeno 300 milioni di debiti) è una procedura introdotta nel nostro ordinamento a seguito del crack della Parmalat. Con il decreto di apertura, che spetta al ministero dello Sviluppo economico, il debitore viene immediatamente spossessato nella gestione dell'impresa che viene assunta dal commissario straordinario che ha amplissimi poteri di gestione. Lo scopo è disciplinarne il dissesto, tentando la ristrutturazione economico-finanziaria. Il commissario ha il compito di predisporre entro 180 giorni un programma di ristrutturazione, di esercitare le azioni revocatorie contro gli atti dannosi per i creditori compiuti dall'imprenditore prima di essere ammesso alla procedura, proporre ai creditori un concordato come strumento per la chiusura della procedura. Il ministro può rigettare o autorizzare l'attuazione del programma. Nel primo caso il commissario può convertire il programma di ristrutturazione in uno di cessione di beni aziendali (purchè sia proposto entro 60 giorni e attuabile in due anni). Altrimenti la procedura si converte automaticamente in fallimento. Se invece il ministro dà l'autorizzazione la procedura prosegue, secondo quanto previsto dal programma.
"Quello che si evince è che la votazione è stata una votazione sofferta, ma decisa contro un'azienda che poco ha fatto finora per risollevare le proprie sorti", commentano i sindacati invitando azionisti e governo a "cercare ogni soluzione possibile per evitare decisioni che sarebbero traumatiche e non più modificabili". Da giorni era noto che l'accordo sarebbe stato accolto con maggiore ostilità proprio da piloti e assistenti di volo.
Così, mentre è ancora in corso lo spoglio delle schede, il premier Paolo Gentiloni ha deciso di presiedere un vertice con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio e il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Sul tavolo, ovvimente, il futuro di Alitalia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.