Buttavano rifiuti illeciti in luoghi non adatti a quel tipo di smaltimento: al Nord Italia lo facevano nei capannoni abbandonati, al Sud proseguivano l'attività in Calabria. Per questo motivo, 11 persone, tutte operanti nel settore dei rifiuti e connesse allo stesso giro illecito che emerse dopo il rogo di Corteolona, in provincia di Pavia, sono state arrestate dai carabinieri forestali. Questa mattina, infatti, i militari dei gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Torino, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano.
Il sistema
Secondo quanto riportato da Il Giorno, nel corso delle indagini, il sequestro di diversi siti di stoccaggio illeciti nel Nord Italia aveva preoccupato il gruppo che, grazie ai contatti con le cosche del territorio calabrese, ha individuato altri sversatoi abusivi per proseguire l'attività. Secondo quanto riportato dai pubblici ministeri, la domanda di mercato gestita dall'associazione criminale risultava quasi inesauribile, visto che i gruppi offrivano agli impianti in difficoltà costi di smaltimento inferiori rispetto a quelli più elevati delle discariche o degli inceneritori.
Il denaro
I profitti illeciti, poi, venivano transitati presso i conti delle società coinvolte e, apparentemente riconducibili a prestazioni nel settore dei rifiuti, venivano drenati attraverso prelevamenti importanti in contante e ricariche su carte postepay utilizzate ad hoc, evitando la tracciabilità dei flussi di denaro. I rifiuti, compreso "umido e indifferenziato" proveniente da Napoli, arrivavano in Lombardia tramite un'azienda di Busto Arsizio, in provincia di Varese, e di qui poi finivano in Calabria "in zone a vocazione agricola e paesaggistica", spesso anche vicino al mare.
Il tentato sequestro di persona
Nel corso delle indagini è stato accertato anche un tentativo di sequestro di persona a carico della banda, il tutto ai danni di un imprenditori campano per ottenere il pagamento immediato di trasporti illeciti di rifiuti effettuati per suo conto. Uno degli indagati è un pluripregiudicato calabrese, già coinvolto nelle operazioni contro la 'ndrangheta denominate "Tenacia" e "Infinito Crimine". Secondo quanto si apprende, è stato evidenziato anche un caso di infiltrazione criminale nella Smr Ecologia di Como da parte dei calabresi, i quali, intercettati, la definivano il loro "feudo".
I "calabresi" e le intercettazione
In base a quanto emerso, pur partendo da una forma di illecita collaborazione con l'impianto di trattamento rifiuti di Como per agevolare l'enorme flusso di rifiuti gestiti, gli indagati calabresi avrebbero avuto atteggiamenti sempre più invasivi nella società, arrivando a utilizzare gli uffici della ditta, i mezzi, il carburante e le autorizzazioni. Il titolare, un imprenditore lombardo, l'ha poi ceduta al gruppo criminale attraverso l'intestazione a un prestanome. "Gente che viene a casa tua e anche se non ti trova, si mette lì e dice: ora io devo mangiare la pastasciutta con te", raccontava l'uomo, intercettato dagli inquirenti per descrivere a un suo conoscente ciò che gli stava accadendo.
Il commento del ministro Costa
L'operazione di oggi è stata lodata anche dal ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che l'ha definita "importantissima" e ha aggiunto: "Nord e sud uniti per smantellare un gruppo di criminali che riempivano di rifiuti del Sud i capannoni
del Nord. I miei complimenti agli uomini dei carabinieri Forestali e della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Questa è la strada giusta perché un'operazione del genere ha anche una forte azione deterrente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.