Ha insabbiato una trentina di multe prese da parenti e amici e per questo una vigilessa romana è stata assolta.
Luana Coccia, vigilessa operativa presso il XIII Gruppo Aurelio a Roma è accusata di non aver inviato in Prefettura 29 ricorsi, evitando così a parenti e amici di pagare multe tra i 40 e gli 80 euro. Le sanzioni riguardano soste vietate o passaggi con il rosso.
Secondo la procura, i ricorsi venivano sistemati in bell’ordine sulla scrivania della vigilessa, che aveva il compito di trasmetterli alla Prefettura entro 60 giorni. Nel 2013, sono state rinvenute nella cartellina della donna 29 istanze he Coccia si era dimenticata di inviare in Prefettura. Nel dibattimento, il pm ha sostenuto che è emersa l’amicizia tra le persone scampate al pagamento delle sanzioni (tutti amici e parenti della donna, incluso il figlio) e l’imputata, pertanto non è possibile considerare la dimenticanza delle istanze come un semplice caso.
Tuttavia, il tribunale ha assolto la vigilessa, attribuendo il mancato invio dei ricorsi alla carente organizzazione e al caos esistente nel "Reparto elaborazione sanzionatorio" del Campidoglio. I giudici, scrive il Corriere della Sera, danno una lettura innocentista alle disattenzioni della vigilessa, considerata inerte, ma per colpa del sovraccarico di lavoro.
Per il tribunale fu la confusione a trarla in errore: si accorse tardi, ormai a tempo scaduto, dei ricorsi, per la fortuna dei ricorrenti che riuscirono così a ottenere la cancellazione delle sanzioni.Una giustificazione che non convince il pm Laura Condemi, che quindi ha fatto ricorso contro l’assoluzione dall’accusa di abuso d’ufficio del vigile urbano Luana Coccia.
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