La sinistra e i 500mila posti scoperti

Domani il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, si confronterà con Mario Draghi, ospite d'onore dell'assemblea annuale degli industriali

La sinistra e i 500mila posti scoperti

Domani il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, si confronterà con Mario Draghi, ospite d'onore dell'assemblea annuale degli industriali. Le parole del premier sono molto attese perché è nel rapporto con le imprese che prenderà forma la matrice che - incrociando green pass, fisco, occupazione e bollette - genererà il vettore di una ripresa più o meno forte, più o meno duratura. Per l'occasione Confindustria ha raddoppiato la posta, organizzando la kermesse al Palazzo dello Sport, dove sono previsti almeno 1.500 accrediti: il doppio di quanti solitamente andavano all'auditorium tradizionale. E di sicuro a Bonomi gli argomenti da proporre a Draghi non mancheranno. A cominciare da quello che, nelle ultime ore, si è trasformato in una sorta di calcio di rigore in movimento per gli industriali: il lavoro.

Il caso simbolo è la Gkn di Firenze, l'azienda di componentistica che quest'estate aveva lasciato a casa 422 operai con una semplice email. Licenziamenti che martedì scorso il Tribunale ha però dichiarati illegittimi. La vicenda è stata accompagnata da cortei con migliaia di manifestanti in piazza. Ma, soprattutto, da un contorno politico ben preciso: per il sindacato il caso Gkn è la prova che la fine del blocco dei licenziamenti ha permesso agli industriali di gestire la produzione senza altre logiche che non quella della massimizzazione del profitto. Altri esempi di multinazionali poco garbate hanno allargato questo spettro, con il risultato di schierare la sinistra contro i presunti licenziamenti di massa dell'era post Covid.

Il punto è che in questo stesso momento storico il rapporto tra domanda e offerta di lavoro racconta tutta un'altra storia. Lo dicono i numeri e lo ammette, ieri su Repubblica, persino una sociologa schierata a sinistra come Chiara Saraceno, che fa suoi i dati di Unioncamere secondo i quali le imprese di ogni settore sono pronte a sottoscrivere 1,5 milioni di contratti di lavoro; ma dichiarano di non trovare le figure giuste per il 36,4% delle posizioni vacanti. In altri termini, al lordo della tipologia del contratto (a tempo determinato o meno) si sta parlando di almeno 500mila posti di lavoro disponibili ma non coperti. Se questi sono i numeri, quale fenomeno pesa oggi di più sul piatto della bilancia? Quello dei licenziamenti selvaggi, o il cosiddetto shortage (carenza) di manodopera? La risposta è che, pur mettendo insieme tutti i casi Gkn, il secondo non è che un multiplo contenuto più e più volte nel primo. Cioè, in proporzione, a ogni corteo per Gkn dovrebbero corrispondere 5-10-100 cortei contro lo shortage. Ma non si può, perché se sei di sinistra e difendi il lavoro puoi solo stare contro i licenziamenti. Lo shortage è per gente di destra.

Ecco perché gli industriali hanno un rigore da tirare davanti a Draghi: sul lavoro basta posizioni ideologiche, si apra un dibattito serio all'interno della maggioranza. Ora che grazie ai vaccini e al green pass il tempo del lockdown sembra definitivamente alle spalle, è arrivato il tempo di affrontare il tema del mercato del lavoro guardando alla realtà.

Come Draghi disse fin da subito, non si può pretendere di salvare tutti. Ma solo puntando a colmare quel gap di competenze che oggi mancano, senza paraocchi ideologici, si può pensare di trovare anche le risorse per «ammortizzare» chi rimane indietro.

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