"Il centro sociale Askatasuna è sinonimo di aggregazione violenta e atti di guerriglia. Lo dimostrano questi undici anni di assalti ai cantieri Tav". Pietro Di Lorenzo, segretario nazionale del sindacato di polizia Siap, non ha dubbi sulla natura dell’occupazione messa a segno ormai ventisei anni fa dagli eredi torinesi di Autonomia Operaia. Non si scompone neanche quando gli facciamo notare che il proprietario dell’immobile sottratto, ovvero il Comune di Torino, non si è mai attivato per reclamare il maltolto.
Grazie ad un accesso agli atti di Fratelli d’Italia è venuto fuori che in ventisei anni di occupazione il Comune non ha mai denunciato gli antagonisti.
"Guardi, noi che viviamo la realtà torinese non siamo affatto sorpresi. Le amministrazioni che si sono succedute nel tempo sono sempre state parecchio indulgenti verso questo genere di ambienti. L’apoteosi l’abbiamo toccata con i Cinque Stelle: nelle file della vecchia maggioranza c’erano elementi di diretta emanazione dell’antagonismo torinese. E così, ogni volta che si registravano problemi di ordine pubblico, c’era sempre qualcuno pronto a solidarizzare con i facinorosi."
Quell’epoca è finita, eppure…
"La musica non è cambiata. Lunedì scorso in commissione congiunta Patrimonio e Legalità non c’è stato verso di convergere su una mozione che impegnava il Comune a formalizzare la richiesta di sgombero. Noi divise abbiamo assistito alla seduta, che si è conclusa con un nulla di fatto. L’atteggiamento della maggioranza è stato scandaloso, tra chi ha fatto dei distinguo e chi ha apertamente difeso le realtà antagoniste. Hanno preso tempo, come se ventisei anni non siano sufficienti."
Quanto incide l’inerzia della giunta Lo Russo sul mancato sgombero?
"Chiaramente è un fattore primario. Trattandosi di un bene comunale, se l’amministrazione non ne chiede la restituzione, mancano i presupposti amministrativi per intervenire. La richiesta di rientro nel possesso da parte del proprietario è la base. Pare gli paghino persino le utenze…"
Il centro sociale è finito sotto la lente della magistratura. Servirà a dare una sveglia all’amministrazione?
"Tutti noi confidiamo che l’evolversi della situazione giudiziaria metta l’amministrazione comunale di fronte ai propri doveri. La custodia della legalità dovrebbe essere una priorità al di là dei colori."
Per alcuni indagati la Procura di Torino aveva ipotizzato il reato di "associazione sovversiva". Il Riesame l’ha mutato in "associazione a delinquere".
"È dal 2011, e cioè da quando si sono verificati i primi gravissimi attacchi alla Tav, che noi sosteniamo la tesi del terrorismo. Ci sono quintali di prove a sostegno di questa lettura: ne hanno combinate di tutti i colori, assaltando i cantieri con razzi e molotov e ferendo centinaia di agenti, alcuni in maniera grave, tanto da renderli inidonei al servizio. Tuttavia dobbiamo accettare le decisioni della magistratura, purché almeno stavolta si vada fino in fondo."
Intanto sul territorio cittadino si moltiplicano appelli per la sicurezza.
"Le periferie di Torino, e non solo, soffrono per la mancanza di certezza della pena e di una seria politica di regolamentazione dell’immigrazione. Interi quartieri popolari, come Aurora e Barriera di Milano, pullulano di clandestini dediti ad attività delinquenziali. Noi di fatto lavoriamo tutto il giorno solo per compilare verbali, perché l’arresto si tramuta quasi sempre in una permanenza in carcere di poche ore. Non a caso la maggior parte dei soggetti che trattiamo è pluripregiudicata."
A settembre si vota. Speranze?
"Che i temi della sicurezza e della legalità ritornino al centro delle attenzioni di una classe politica che non sempre si è rivelata all’altezza."
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