Treviso, integralista espulso si pente. "Perdono, voglio tornare"

Lo straniero, che aveva subito un evidente processo di radicalizzazione negli ultimi 2 anni, oltre alle violenze ed alle persecuzioni nei confronti della oramai ex coniuge, si dice deciso a rientrare nel nostro Paese

Treviso, integralista espulso si pente. "Perdono, voglio tornare"

Espulso dal nostro Paese con un decreto firmato dal prefetto di Treviso a causa del suo più che evidente processo di radicalizzazione, si dice già pronto a tornare grazie al ricorso che il suo legale, avvocato Simone Marian, sta per presentare.

Lacrime di coccodrillo accompagnate da parole di pentimento già utilizzate dal protagonista della vicenda, l'albanese di 32 anni Florian Saraci, quando davanti al Gup del tribunale di Treviso dovette difendersi dalle accusa di stalking ai danni della moglie. Il giudice Piera De Stefani lo condannò allora ad un anno con rito abbreviato e senza sospensione della pena: era accaduto durante lo scorso febbraio.

Troppo evidente l'improvviso cambianento del 32enne agli inquirenti perchè potesse passare inosservato od essere sottovalutato. Già a partire dal 2017 la digos lo teneva sotto controllo, cioè da quando, dopo essersi separato dalla moglie, iniziò a farsi crescere una folta barba ed a diventare più schivo ed ostile sul posto di lavoro, in particolar modo nei confronti delle colleghe.

Alle spalle un matrimonio contraddistinto da ripetuti episodi di violenza ai danni della consorte e la figlia piccola. Delle liti sorte nella maggior parte delle occasioni per questioni di carattere religioso, dato che Saraci obbligava la donna a piegarsi alle sue esigenze, costringendola sia a frequantare assiduamente la moschea che a vestirsi in modo da lui stesso ritenuto adeguato e consono ai dettami islamici.

La condanna del febbraio 2019 arriva al termine di una denuncia per reati persecutori effettuata dalla coniuge dell'albanese nei primi mesi dello scorso anno. Una segnalazione che aveva portato, dopo le indagini effettuate alla condanna nell'agosto del 2018: il gip del tribunale di Treviso dispose allora la custodia cautelare in carcere, a cui è seguita la convalida con condanna.

Vista la situazione di palese radicalizzazione e di potenziale pericolo dell'individuo in questione, sia la questura di Treviso che quella di Venezia hanno spinto verso l'adozione di un provvedimento di espulsione del 32enne, conclusosi nella giornasta dello scorso mercoledì 4 dicembre. Saraci è tornato in patria con un volo di sola andata diretto a Tirana e l'annullamento del permesso di soggiorno.

"Ho sbagliato, mi rendo conto di essere diventato schiavo del mio fanatismo religioso ma cambierò. Lo prometto e lo voglio fare", dice lo straniero, come riportato da "TrevisoToday". "Ho sbagliato. Me ne sono reso conto quando ho compreso la sofferenza di mia moglie e di mia figlia. So che non potrò mai più recuperare il rapporto con la donna che amavo e che ho sposato e questo mi pesa tantissimo. Le ho chiesto scusa, non so se basta ma quando l'ho fatto ero sincero", ha aggiunto.

Il suo avvocato si fa forza della condizionale concessa poco prima dell'espulsione dalla Corte d'Appello di Venezia. "È un segnale che va in controtendenza rispetto alla asserita pericolosità sociale che sta alla base dell'espulsione".

Nonostante l''ottimismo bisogna comunque ricordare che lo stesso Saraci dovrà affrontare un nuovo processo nei prossimi giorni. L'accusa è quella di maltrattamenti in famiglia, che la moglie presentò nel 2016 per le violenze subite fin da quando i due iniziarono a convivere nella casa di Villorba (2012).

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