Quando iniziò a commettere rapine e furti, "Igor il russo" sembrava un ladro di galline. Portava la faretra al collo con le frecce per il suo arco, si copriva il volto con una maschera e teneva legato alla gamba un coltello da Rambo. Per questo i contadini della "bassa" ferrarese lo avevano soprannominao "il ninja".
Solitario, pericoloso, spietato.Il rubagalline in 10 anni si è trasformato da ladruncolo ad assassino (guarda l'infografica). Nemmeno i suoi compagni di cella avrebbero mai detto che potesse "arrivare a tanto". E invece lo ha fatto. Prima ha ammazzato Davide Fabbri nel suo bar di Riccardina di Budrio la sera del 1 aprile. Poi ha freddato con due colpi di pistola il guardiapesca volontario Valerio Verri.
Anche in passato, "Igor il russo" non era di certo un sant'uomo. La sua storia ne è la dimostrazione. Nel 2005 approda in Italia perché nel suo Paese è ricercato con l'accusa di rapina con stupro. Racconta di essere un ex militare dell'Armata Rossa, membro dei reparti speciali e addestrato a sopravvivere. Questo, forse, è l'unico punto certo delle sue fandonie. Per un anno lavora come operaio, poi torna alla sua passione: i furti. Il ninja armato di arco mette a soqquadro Ferrara e Rovigo. Il suo rifugio è un casolare abbandonato tra Portomaggiore e Portoverrara. Dorme per terra e delinque. Poi però un giorno viene messo in fuga da due contadini 70enni a bastonate. Ancora col volto insaguinato, i carabinieri lo arrestano e rimedia tre anni di reclusione. È dietro le sbarre che si trasforma e guadagna un nuovo soprannome: "Lupo solitario".
Quando il 13 settembre 2010 torna in libertà, la sua fedina penale è sporca come la pece. Viene portato nel Cie di Bari per essere espulso, ma qualcosa s'inceppa: né la Russia né l'Uzbekistan lo riconoscono come proprio cittadino. Così il governo italiano gli stringe la mano e lo lascia andare, con la sola promessa di abbandonare il Paese. Speranza vana: Igor torna tra le paludi e gli acquitrini delle campagne emiliane ed è pronto al salto di qualità.
Riprende a commettere furti, ma stavolta cambia equipaggiamento: si spoglia dagli abiti del ninja e veste i panni del lupo spietato. Assalta case e aziende con l'ascia in mano, camuffato con un casco da motociclista e un pastrano verde. Dal coltello alla Rambo al mantello di Zorro il passo è breve, ma il risultato non cambia: a fine 2011 Igor, braccato dalle forze dell'ordine, si nasconde per ore sommerso in un canale respirando grazie ad una canna di bambù. Viene catturato lo stesso, ma le tecniche di fuga fanno balenare nella testa degli agenti il sospetto che non si tratti di un rubagalline qualsiasi. E l'enorme caccia all'uomo messa in campo in questi giorni lo sta dimostrando: mille (tra carabinieri, soldati e poliziotti) contro uno. Solo, ferito e armato. Ma ancora in circolazione.
Dei cinque anni e otto mesi che avrebbe dovuto passare in cella, "Igor il russo" ne sconta poco più di quattro. Al carcere di Argenta si comporta bene, fa il catechismo, aiuta il parroco a pulire la chiesa. Sconto di pena. A maggio 2015 è libero di tornare a delinquere. I buoni propositi raccontati a don Antonio Bentivoglio solo solo menzogne. A partire dalla sua idenità: Igor non esiste, in realtà si chiama Ezechiele Norberto Feher, cittadino serbo di Subotica, ex soldato che parla italiano, ungherese, romeno, russo e qualche parola di spagnolo. Su Facebook si costruisce un'identità di tutto rispetto con foto in giacca e cravatta.
Sono solo coperture. Nel frattempo entra nelle grazie di Ivan Pajdek e Patrick Ruszo, colleghi con cui mette a segno tre colpi in diverse ville tra il 26 luglio e il 5 agosto del 2015. La stessa banda ucciderà il pensionato Pier Luigi Tartari a Aguscello, ma Igor alias Ezechiele quella volta non c'è. Li guida però nell'assalto alla casa di Alessandro Colombani, pestato con un bastone, legato come un capretto e lasciato in una pozza di sangue solo per rubargli il bancomat.
È cattivo, Igor. Sa usare le armi. Dal 2016 sul suo capo pende un mandato di cattura europeo. La latitanza la passa sempre nelle stesse zone: le foto su Fb lo ritraggono nel centro di Ferrara, in mezzo alla gente. Usa la sua bibicletta come se nulla fosse. Spesso cambia capigliatura, per sparigliare le carte. E infatti negli archivi delle forze dell'ordine il suo Dna è collegato ad almeno 6 diverse identità.
Forse sarebbe potuto rimanere per sempre nell'oblio, se la sera del 1 aprile 2017 il barista di Budrio, Davide Fabbri, non avesse avuto l'ardire di ribellarsi all'ennesimo furto. Igor, sopraffatto e disarmato del fucile, lo ammazza con un colpo di pistola. La sera stessa i carabinieri lo scovano nei dintorni, gli intimano di fermarsi e sparano in aria. Ma il "ninja" scappa e inizia la sua interminabile fuga. Ruba un Fiorino dove carica la sua bicicletta e scompare. Riappare a sprazzi, oggi lasciando un indumento insanguinato, domani dimenticando le tracce del suo pernottamento in qualche anfratto. Per gli investigatori è stato lui il 29 marzo ad assalire a colpi di fucile una guardia giurata per rubargli la pistola. La stessa con cui ha commesso l'omicidio.
Il tardo pomeriggio dell'8 aprile viene avvicinato da due guardiacaccia del "Delta del Po" che lo scambiano per un pescatore di frodo. Ezechiele/Igor uccide Valerio Verri e ferisce gravemente il collega Marco Ravaglia, cui poi ruba la pistola.
Ora il suo arsenale vanta una calibro 12, una semiautomatica argentata 9x21 e un fucile a pallettoni (forse lo stesso usato per l'assassinio di Salvatore Chianese a Fosso Ghiaia di Ravenna nel 2015). Armato fino ai denti, si nasconde tra gli aquitrini della pianura padana e nessuno riesce a fermarlo. Adesso "Igor il russo", il "ninja" che viveva da "lupo solitario" ha un nuovo soprannome: "l'imprendibile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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