È stato scarcerato nei giorni scorsi Manuel Winston Reyes, riconosciuto colpevole per l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, uccisa nella propria villa dell’Olgiata il 10 luglio 1991 dall’ex domestico filippino, che confessò il delitto solo dieci anni dopo: venne condannato a 16 anni, ma ha usufruito di sconti di pena e dei vantaggi della buona condotta.
Reyes, appena uscito di prigione, ha rilasciato un’intervista a “Chi l’ha visto?”.
Che cosa ha detto il killer della contessa
Reyes ha chiamato la propria figlia Alberica, come la donna che uccise nel 1991. “Ho dato il nome della contessa per rivivere quel nome - ha spiegato l’ex domestico - è doloroso. Il mio peccato mi è sempre davanti”. L’uomo ha inoltre espresso un pensiero per la famiglia della contessa, in particolare per il figlio Manfredi Mattei, che all’epoca dell’omicidio era un bambino di poco più di 9 anni. “Lo so benissimo che loro stanno soffrendo anche in questo momento - ha commentato Reyes - ma non posso tornare indietro. Sto pregando per loro”.
Reyes giunse in Italia dalle Filippine per fare il domestico, ma in realtà aveva una laurea in ingegneria. Conserva un buon ricordo della contessa Alberica Filo della Torre. “Era gentile - ha illustrato - La prima mattina che sono andato a lavorare mi ha offerto il caffè. Siamo andati in cucina e mi ha preparato il caffè, mentre mi spiegava in cosa consistesse il lavoro”.
A un certo punto però il rapporto lavorativo tra i due si incrinò: Reyes beveva e spesso non si presentava al lavoro. “Io chiedevo sempre di non andare perché non stavo bene - ha chiarito - ma ero in hangover. In quel periodo la signora mi disse di non tornare perché non ero in grado di fare le cose”. Ma questo non chiarisce molte cose: perché Reyes tornò a casa della contessa e perché la uccise? Ha davvero rubato i suoi gioielli? L’uomo dice di non averli rubati, ma il presunto crimine, quando Reyes confessò l’omicidio, era comunque stato prescritto, sebbene ci sono delle intercettazioni misteriose a riguardo. “Ci sono tante cose che non riesco a spiegare neanche a me stesso”, ha concluso l'assassino della contessa.
Il dolore della famiglia
La famiglia della contessa ancora soffre per la sua perdita, e anche per “quello che è stato detto dopo, la macchina del fango su mio padre e mia madre”, ha commentato il
figlio Manfredi Mattei. Manfredi ha lamentato come “vennero seguite piste esotiche e fantasiose. Oggi noi sappiamo che le prove erano lì, in quanto otto giorni dopo, mi sembra, si sarebbero potute individuare”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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