Gli scritti antisemiti di Louis Ferdinand Auguste Destouches, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Céline non vedranno la luce.
A fare un passo indietro dopo le polemiche divampate sul progetto di pubblicazione dei tre pamphlet contenenti il rabbioso j’accuse dello scrittore contro “la razza ebraica”, Bagatelle per un massacro (1937), La scuola dei cadaveri (1938) e La bella rogna (1941) è il presidente della storica casa editrice francese Gallimard. “Non esistono le condizioni metodologiche per un giudizio sereno”, ha fatto sapere Antoine Gallimard in una nota inviata all’Agence France Presse. Il progetto iniziale dell’editore parigino era quello di riunire i tre scritti di Céline in una raccolta intitolata Écrits polemiques (Scritti polemici). Una riedizione critica e severa, curata dal professor Regis Tettamanzi, con la prefazione di Pierre Assouline, uno dei più grandi studiosi dell’autore. Ma sono state proprio le polemiche levatesi da più parti a costringere l’editore parigino a gettare la spugna.
In primis dalla comunità ebraica francese. Serge Klarsfeld, presidente dell’associazione degli ebrei deportati dalla Francia ha definito il progetto dell’editore parigino “un’aggressione”, mentre dal Consiglio di Rappresentanza delle istituzioni ebraiche (Crif) è arrivato un chiaro invito a “rinunciare al progetto di ristampa”. Quei libri non devono essere letti perché rappresentano “un incitamento insopportabile all’odio antisemita e razzista”. Preoccupazione è stata espressa anche dall’Eliseo. Il delegato interministeriale per la lotta al razzismo Frédéric Pottier, aveva scritto allarmato a Gallimard dopo aver appreso dai media francesi alcune anticipazioni sul progetto. Timori che si sono trasformati in vere e proprie pressioni. Tanto che dopo un incontro tra i due, l’amministratore delegato della casa editrice aveva deciso di posticipare la pubblicazione.
"Il pamphlet di Céline appartiene alla storia del più infame antisemitismo francese, ma la censura impedisce di far chiarezza piena sulla sua origine e sulla sua portata ideologica, sui cui siamo chiamati a giudicare: il risultato della censura è di suscitare una curiosità malsana", si era difeso Gallimard, pur ammettendo di comprendere “le emozioni dei lettori per una edizione che potrebbe apparire scioccante e dolorosa". Sulla questione era poi intervenuto anche l’inquilino di palazzo Matignon. "Non temo la pubblicazione, ma sarà necessario che il pamphlet venga accompagnato", così si era espresso il premier francese, Édouard Philippe, in un’intervista al Journal du Dimanche. “Ci sono eccellenti ragioni per destare l'uomo ma non si può ignorare lo scrittore”, aveva sentenziato il primo ministro.
Ma alla fine, a trionfare è stata proprio la censura. Da parte sua, Gallimard esclude diktat calati dall’alto. La decisione è avvenuta “in libertà”, ha sottolineato l’editore. E con la "sensibilità necessaria per affrontare il tema dell'antisemitismo risorgente nella società attuale". I tre pamphlet incriminati non sono stati mai più ristampati in Francia dalla fine del secondo conflitto mondiale per volere dello stesso Céline e della vedova dello scrittore, Lucette Destouches. Furono sempre Céline e sua moglie a chiedere il ritiro del volume dalle librerie italiane.
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