"Dalle baby gang alle Rsa bulli in aiuto degli anziani"

Il capogruppo della Lega Alessandro Corbetta porta la legge anti teppisti in Regione. "Chi sbaglia deve risarcire la comunità"

"Dalle baby gang alle Rsa bulli in aiuto degli anziani"
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La Lombardia dichiara guerra alle baby gang. E lo fa con una legge che va questa mattina in Consiglio regionale su iniziativa della Lega. O meglio, lo fa andando a modificare le norme che già trattano il bullismo e il cyberbullismo per inserire una serie di misure per fronteggiare il disagio dei minorenni con particolare riguardo alla baby gang. «Una sperimentazione - spiega Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Regione - per la quale abbiamo previsto uno stanziamento di 450mila euro per il 2025 e che speriamo ci porti a fare da apripista anche per altre regioni». Tra i punti principali la prevenzione nei quartieri più disagiati, il sostegno alle vittime e la «giustizia riparativa»: chi sbaglia si mette a servizio della comunità.

Corbetta, la proposta di legge di cui lei è primo firmatario e con relatore Floriano Massardi, nasce da quella che ormai è una vera emergenza. A Milano dal 2018 a oggi c'è stata un'impennata delle rapine e lesioni dolose compiute da minorenni.

«L'iniziativa nasce perché il tema è diventato un'emergenza soprattutto in Lombardia e soprattutto nelle grandi città, a Milano ma ormai anche a Brescia, Lecco o Como. Siamo andati integrare una legge del 2017 su bullisimo e cyberbullismo, immaginando una sorta di evoluzione di quel fenomeno. Assistiamo a una recrudescenza di rapine, scippi, violenza nei confronti delle donne, atti di cui spesso sono responsabili gang o bande di minorenni».

Cosa prevede la legge?

«È chiaro che la Lombardia non ha capacità di legiferare per incidere sul codice penale come repressione. Quello lo ha già fatto il governo con il decreto Caivano inasprendo le pene sui minori. Noi possiamo agire in fase preventiva, andando a intervenire in quei quartieri e in quelle realtà dove sappiamo che c'è una presenza di bande giovanili, finanziando progetti specifici di associazioni, di Comuni o realtà del territorio. Parliamo di formazione, nelle scuole e neli oratori per dare linee guida anche di comportamento a formatori, professori ed educatori su come trattare figure di questo tipo e eventualmente anche come segnalare situazioni complesse alle forze dell'ordine».

Il tema più forte poi è sulla «giustizia riparativa».

«La legge prevede una serie di protocolli di intesa tra Regione, Tribunali e Comuni al fine di portare avanti i lavori socialmente utili. Ovviamente non per tutti i reati, se sono particolarmente gravi resta il carcere minorile. Ma per altre tipologie bisogna fare in modo che chi sbaglia paghi, ma soprattutto restituisca qualcosa alla comunità».

Ad esempio?

«Ad esempio aiutare gli anziani nelle Rsa oppure prestare servizio ai disabili nei centri diurni, pulire le strade. Sarà il tribunale che dovrà ordinare a chi ha commesso certi reati di eseguire lavori socialmente utili, quello che serve per rieducare questi ragazzi. Dobbiamo capire i problemi che hanno e spingerli a trovare altre forme di sfogatoio per quella rabbia che hanno dentro, incanalandola verso altre situazione positive, come la musica, lo sport, l'arte. E su questo c'è un articolo dedicato nella legge.

Quanto è urgente affrontare il disagio giovanile?

«È fondamentale. Le istituzioni, il mondo sano della nostra società devono fare tutto il possibile per sgominare queste bande e per fare capire che il futuro si costruisce in maniera totalmente diversa. Che anche se sei cresciuto in una famiglia problematica e in un quartiere difficile, tutta la rabbia può essere incanalata in altro e questo altro ti può portare a qualcosa di positivo nella vita. Le baby gang portano in galera, portano ai problemi, portano alla violenza che chiama violenza».

Si riferisce alle neonate ronde anti-maranza?

«Ci sono cittadini che non si sentono più padroni di poter girare nelle proprie città, c'è chi aspetta l'intervento dello Stato, ma lo Stato fa fatica ad agire per i mille lacci e lacciuoli che abbiamo nel nostro Paese. È evidente che poi qualcuno, magari sbagliando, si organizza autonomamente. Quindi serve andare avanti nella politica della repressione totale.

La speranza è infatti che la retata della settimana scorsa dei 50 minorenni arrestati sia solo l'inizio di una serie di iniziative delle forze dell'ordine nelle nostre città. Noi facciamo la nostra parte. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi che non sono più liberi di girare».

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