Danya Kukafka, indagine sulla psiche del serial killer

Il numero dei reati punibili con la pena capitale non è in calo negli stati degli Usa che la applicano e in ogni thriller che si rispetti, si compie almeno un omicidio volontario

Danya Kukafka, indagine sulla psiche del serial killer
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Il numero dei reati punibili con la pena capitale non è in calo negli stati degli Usa che la applicano e in ogni thriller che si rispetti, si compie almeno un omicidio volontario. Ma, come mi dice sempre Jeffery Deaver, un vero maestro americano del genere, «Se vuoi scrivere un bel romanzo di suspense, non puoi non tener conto di qualche elemento sociopolitico: per renderlo più profondo e credibile. Siccome, però, non sei alle prese con un saggio accademico, non devi esagerare. Contano maggiormente la trama e i personaggi».

Sembra proprio che Danya Kukafka, con il suo Appunti su un'esecuzione (Bompiani, pagg. 352, euro 20; traduzione di ppunti su un'esecuzione (Bompiani, pagg. 352, euro 20; traduzione di Bérénice Capatti), fresco vincitore dell'«Edgar Award», il massimo riconoscimento nella galassia noir, abbia introiettato alla perfezione quell'insegnamento, aggiungendo a una perfetta trama a incastro costruita su più piani narrativi e temporali un'introspezione psicologica che rende quanto mai credibile e avvincente la sua storia.

Il tempo per Ansel Packer si sta esaurendo. Il conto di ore, minuti e secondi che lo separano dall'iniezione letale per l'omicidio brutale di tre ragazze è un martello pneumatico che pulsa sofferenza e angoscia nel suo cuore. Ansel è astuto e tenta un ultimo stratagemma per sottrarsi alla condanna a morte, ormai apparentemente ineluttabile. Mentre perfeziona il suo piano, la storia di cui è protagonista prende altre direzioni, inciampando avanti e indietro nel tempo, ripercorrendo le tappe emotive nel percorso umano di tre delle donne più importanti della sua vita: la madre, alle prese con un marito violento; una detective della Omicidi che, in un momento di agghiacciante epifania, riconosce nell'assassino un vecchio compagno del periodo trascorso in una casa per adolescenti difficili; e una ragazza che ha perso la gemella, precipitata in una relazione impossibile.

Il baratro in cui la psiche malata di un uomo non necessariamente nato con le tare mentali che una famiglia complicata fa insorgere in lui colloca Appunti su un'esecuzione accanto a Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris. Però, malgrado il serial killer sia, come vogliono le statistiche, un maschio ancora nel fiore degli anni, Appunti su un'esecuzione è un romanzo al femminile, scritto da una donna: la cosa traspare, anche se si tratta di una lettura adattissima a un pubblico di ambo i sessi. Ed è proprio questa la differenza più marcata tra questi due libri.

Se state cercando il classico thrillerone da spiaggia, forse questo romanzo non fa per voi. Se è vero, infatti, che non gli fa da sfondo un'indagine sociopolitica particolarmente approfondita, Danya Kukafka scava talmente in profondità nell'animo dei personaggi da chiedere al lettore da ombrellone un piccolo sforzo in più.

Ed è come se il focus della sua narrazione sia su Ansel Packer solo per rendere più chiari i contorni delle tribolazioni delle sue donne. Eppure, c'è un posto per lui «nella categoria dell'essere persone. Deve esserci».

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