Latte scremato, intero o parzialmente scremato: sapete la differenza?

Qual è la vera differenza tra latte intero, parzialmente scremato e scremato? E fa male berlo tutti i giorni?

 Latte scremato, intero o parzialmente scremato: sapete la differenza?
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Il latte è senza dubbio uno degli alimenti più presenti nella dieta degli italiani. Non solo perché è utilizzato in moltissime ricette della cucina nostrana, ma perché per molti rappresenta l'unica alternativa possibile per una colazione soddisfacente. Sebbene l'offerta si stia allargando sempre di più anche per andare incontro ai gusti di chi è intollerante, allergico o vegano, il latte vaccino rimane un alimento imprescindibile nei frigoriferi di molti italiani. Ma qual è quello più "giusto" da acquistare? Tra intero, scremato e parzialmente scremato qual è la vera differenza? L'elemento effettivo di cui tenere conto è la presenza di grassi che variano a seconda della lavorazione che la sostanza subisce prima di arrivare nei frigoriferi dei nostri supermercati.

Come forse è facilmente intuibile, il latte intero è quello che mantiene invariate le componenti nutritive, con livelli di grasso che si aggirano intorno al 3.5%. Nel latte parzialmente scremato, invece, questi grassi vengono "arginati" e limitati, per cui la loro presenza può oscillare tra un minimo del 1.5% a un massimo del 1.8%. La versione più "sana" dal punto di vista dei grassi è quindi il latte scremato, in cui il contenuto di grassi, per legge, non può superare lo 0.5%. Il latte intero, poi, si divide tra latte intero normalizzato e latte intero non normalizzato: in questo caso la differenza la fa il lavoro fatto dai produttori per "regolarizzare" la presenza di grassi. Se si interviene, si parlerà di intero normalizzato, altrimenti, se il latte rimane invariato come dopo la mungitura, si parlerà di intero non normalizzato.

Stando a quanto si legge sulle linee guida del Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione (CREA) il consumo eccessivo di latte intero potrebbe aggravare il rischio di malattie cardiovascolari in soggetti già a rischio, mentre stando a quello che si legge sul sito dell'AIRC il consumo (sempre non eccessivo) avrebbe un fattore di protezione contro il tumore del colon-retto. A livello di aspetto e sapore, quello intero avrà un sapore più solido e un aspetto più denso: qualità che vanno "alleggerendosi" con il parzialmente scremato e con quello totalmente scremato. Se da una parte sarebbe comunque preferibile consumare quello parzialmente scremato o scremato per limitare l'apporto di grassi e zuccheri (soprattutto per chi è geneticamente portato a sviluppare problemi di colesterolo o diabete), dall'altra gli esperti sottolineano come l'idea che bere latte faccia male sia di fatto un falso mito. Su Vogue Italia, la biologa nutrizionista Simona Santini sottolinea come, secondo le linee guida italiane, si possono consumare circa 125 ml di latte (o yogurt) al giorno. Tra i due alimenti sarebbe comunque preferibile lo yogurt, dal momento che ha al suo interno quei fermenti lattici che permettono di mantenere in salute la flora intestinale.

Infine bisogna sottolineare come i derivati vegetali, sebbene possano soddisfare chi è intollerante al lattosio, non rappresentano una vera e propria alternativa. Si tratta piuttosto di una cosa totalmente diversa, perché incapace di apportare lo stesso valore di zuccheri, proteine e grassi.

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