
Nelle ultime settimane il Giappone ha preso importati provvedimenti militari. Innanzitutto il ministero della Difesa di Tokyo ha lanciato un Comando operativo congiunto (JJOC) dotato di "capacità di contrattacco" che, in caso di necessità o situazioni di crisi, dovrà consentire al Paese di colpire le basi nemiche strategiche, nonché di supervisionare della sicurezza spaziale e informatica nazionale. Allo stesso tempo le autorità giapponesi hanno confermato i piani di evacuazione per i civili di Okinawa, sede di strutture militare strategiche statunitensi e delle Forze di autodifesa (SDF) nipponiche, e schierato unità missilistiche per rafforzare le proprie difese in alcune aree critiche (come nelle isole del Sud Ovest).
Le mosse del Giappone
Partiamo proprio dai missili. Il Giappone sta pianificando di piazzare missili a lungo raggio sull'isola meridionale di Kyushu come parte degli sforzi per acquisire "capacità di contrattacco" (è un concetto chiave ripetuto spesso nei comunicati ufficiali giapponesi) per colpire obiettivi nemici in caso di emergenza. L'implementazione di questi armamenti, che dovrebbe terminare nel marzo 2026, è volta a rafforzare la sicurezza dell'arcipelago sud-occidentale di Nansei qualora Taiwan dovesse essere attaccata dalla Cina o finire al centro di un conflitto.
Il prossimo passo, ha evidenziato The Straits Times, consisterebbe nel posizionare missili terra-aria a Yonaguni, il punto più occidentale del Paese, a 2mila chilometri da Tokyo e 110 dalla citata Taiwan. Per quanto riguarda il dossier taiwanese, il Giappone non ha fin qui mai esplicitamente confermato o negato che difenderà l'isola qualora la Cina dovesse attaccarla. Ricordiamo che Tokyo non riconosce il governo di Taipei e che aderisce, come gran parte del mondo, alla cosiddetta One China Policy.
Pare tuttavia che il governo nipponico sia sempre più allarmato dalla prospettiva di un'invasione cinese di Taiwan. "Il Giappone deve difendere non solo la sua nazione, ma anche l'area circostante per la sua sicurezza nazionale. In altre parole, il Giappone non può permettere a una potenza ostile di prendere il controllo di Taiwan, poiché ciò danneggerebbe davvero i suoi interessi nazionali. Deve prepararsi al peggio e sperare nel meglio", ha spiegato Tosh Minohara, presidente del think tank Research Institute for Indo-Pacific Affairs.
Comando congiunto e piani di evacuazione
Ecco che tutto si ricollega alla creazione del JJOC che si coordinerà anche con le Forze armate statunitensi in Giappone, che stanno per essere trasformate in quello che il Segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth, ha definito il quartier generale di una forza congiunta "di combattimento". "La posizione coerente del Giappone è che la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan sono importanti per la sicurezza nazionale del Giappone e per la comunità internazionale", ha dichiarato il ministro della Difesa nipponico, generale Nakatani.
Nel frattempo il governo giapponese ha svelato i suoi primi piani di evacuazione riguardanti le isole Sakishima – vicinissime a Taiwan - per portare in salvo i 120.
000 civili locali in caso di emergenza. Il piano prevede l'utilizzo di navi e aerei civili e militari per trasportare 110.000 residenti e 10.000 turisti nelle sette prefetture dell'isola di Kyushu e nella vicina prefettura di Yamaguchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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