Oggetto misterioso su una pista di atterraggio: cosa svelano le immagini satellitari dalla Cina

In un aeroporto della Repubblica popolare situato nel deserto di Taklamakan è comparso un misterioso oggetto di colore bianco. Gli analisti stanno cercando di capire di che cosa si tratti

Oggetto misterioso su una pista di atterraggio: cosa svelano le immagini satellitari dalla Cina
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Alla fine della pista di un remoto aeroporto cinese non distante dal sito di test nucleari di Lop Nur, nella Cina nord-occidentale, è comparso un misterioso oggetto di colore bianco. Le immagini satellitari scattate da Planet Labs lo scorso 29 novembre hanno immortalato una curiosa macchia bianca vicina a quelli che sembrerebbero essere veicoli e attrezzature di supporto. La citata pista è lunga oltre 3 miglia ed è una delle più grandi al mondo, mentre l'aeroporto in questione è stato più volte associato allo sviluppo di aerei spaziali di Pechino. Il piazzale della struttura è stato tra l'altro ampliato, anche con l'aggiunta di un grande hangar. Ma, tornando all'oggetto, di che cosa si tratta?

L'aeroporto e lo strano oggetto

Il sito The War Zone ha dedicato un lungo approfondimento al tema. L'oggetto, visto dall'alto, dà l'impressione di avere una forma cilindrica e il suo corpo proietta un'ombra a forma di cuneo. Non ci sono altre informazioni utili, senonché in passato l'aeroporto è stato collegato, come detto, a lavori su aerei spaziali con potenziali applicazioni militari. Ecco che l'oggetto osservabile nelle immagini è paragonabile, in lunghezza (circa 32 piedi) ai mini shuttle X-37B della US Space Force statunitense.

Le autorità cinesi hanno annunciato il ritorno sulla Terra di un "veicolo spaziale sperimentale riutilizzabile" il 6 settembre, dopo 268 giorni in orbita, ma non ci sono indicazioni che questo sia correlato con l'immagine. In ogni caso, gli aerei spaziali riutilizzabili rimangono sulla pista per almeno un certo periodo di tempo dopo l'atterraggio per la manutenzione post-missione, inclusa la rimozione di qualsiasi carburante rimanente o altri carichi utili e altre preparazioni per il trasferimento in una posizione più sicura. Tuttavia, questi non sono processi che richiedono giorni, per non parlare di settimane o mesi, per essere completati.

Allo stesso tempo, se l'oggetto alla fine della pista è effettivamente correlato a uno spazioplano, potrebbe riflettere un'esigenza generale di personale presso l'aeroporto remoto per addestrarsi alle attività di assistenza a terra. Potrebbe anche essere un altro tipo di "articolo di prova", come un mini shuttle, oppure qualcosa di completamente nuovo. Una struttura remota con una pista così lunga, del resto, rappresenta un luogo utile per realizzare una vasta gamma di attività di test aerospaziali.

Il deserto misterioso

Da tempo si susseguono le attività militari della Cina in alcune tra le aree più remote del Paese. Le ultime? La costruzione di una sagoma a grandezza naturale della portaerei statunitense USS Gerald R. Ford nel deserto di Taklamakan, nella provincia dello Xinjiang. Nuovi tunnel orizzontali scavati nel fianco delle montagne nella base di Lop Nur, gli stessi utilizzati in passato per testare armi nucleari, oltre a decine e decine di silos progressivamente comparsi nella prefettura di Hami, sempre nell’estremo Occidente cinese. E poi i residui di una recente esplosione nel deserto del Gobi, ad Ejina Banne, nella Mongolia Interna, in un sito solitamente utilizzato per lanciare veicoli in orbita e testare missili di lunga-media gittata.

A proposito dell'immagine del nuovo bersaglio vettore, questo è stato immortalato lo scorso primo gennaio sempre da Planet Labs. Nella foto sono visibili sia la silhouette in scala, nera, a forma di USS Gerald R. Ford, che i futuri vettori di quella classe, lunghi circa 1.085 piedi. Il sito dove sorge la sagoma del colosso dei mari Usa si trova nel remoto deserto del Taklamakan. Il sito The Drive ha scritto che Pechino nell'area ha costruito anche una replica di un modello del cacciatorpediniere della classe Burke e muraglioni che ricordano i moli di un porto.

Chiara la finalità di queste costruzioni: sfruttare le repliche dei mezzi nemici per effettuare training militare e calibrare contro di essi eventuali attacchi aerei e missilistici. Da replicare, in caso di necessità, anche nella realtà.

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