Pioggia di dollari per le basi militari filippine: più forte il sostegno di Washington a Manila per contenere la Cina

Washington ha stanziato 500 milioni di dollari per aiutare le forze armate di Manila e parallelamente altri 126 milioni per le basi Usa nelle Filippine: il più grande investimento di sempre.

Pioggia di dollari per le basi militari filippine: più forte il sostegno di Washington a Manila per contenere la Cina

Lo scorso 30 luglio il segretario per gli Affari Esteri Enrique Manalo, il segretario della Difesa Nazionale Gilberto Teodoro, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario della Difesa Lloyd Austin hanno si sono riuniti per il quarto Dialogo Ministeriale 2+2 Filippine-Stati Uniti a Manila.

Durante il vertice interministeriale, i rappresentanti statunitensi hanno concordato di stanziare 500 milioni di dollari nel quadro del programma Foreign Military Financing (Fmf) in forza dell'Indo-Pacific Security Supplemental Appropriations Act del 2024.

Questo investimento senza precedenti dimostra l'impegno degli Usa nel rendere più solida l'alleanza Filippine-Stati Uniti e il profondo sostegno statunitense al potenziamento delle capacità delle Forze Armate filippine e della Guardia costiera di Manila per adempiere alla loro missione di difesa territoriale e contribuire alla sicurezza regionale. In più, gli Usa attraverso l'Edca (Enhanced Defense Cooperation Agreement), quest'anno verseranno alle Filippine qualcosa come 128 milioni di dollari che verranno utilizzati per ampliare, modernizzare e costruire nuove installazioni militari nell'arcipelago del Pacifico Occidentale.

Per dare un termine di paragone, da quando esiste l'Edca (2014), gli Stati Uniti hanno versato complessivamente solo 56,8 milioni di dollari. In un singolo anno, quindi, Washington attraverso l'Edca spenderà per la difesa delle Filippine più del doppio di quanto abbia speso nei nove anni precedenti.

L'Edca nasce come un accordo inteso a rafforzare l'alleanza americano-filippina che consente agli Stati Uniti di far ruotare le truppe nelle Filippine per soggiorni prolungati e consente agli Usa di costruire e gestire strutture nelle basi filippine sia per le forze americane sia per quelle di Manila. Agli Usa non è consentito stabilire basi militari permanenti in base all'Edca e personale filippino ha accesso a navi e velivoli statunitensi. Gli Stati Uniti, infatti, non avevano più installazioni militari permanenti dal 1992, quando vennero chiuse le basi Clark e Subic Bay, ma grazie al patto stretto nel 2014 i soldati statunitensi possono tornare nelle Filippine sebbene secondo un regime di rotazione.

L'Edca ha aperto cinque nuove installazioni militari ai soldati Usa: la base aerea di Basa, Fort Magsaysay, la base aerea Antonio Bautista, quella di Mactan-Benito Ebuen e quella di Lumbia.

Più recentemente, nel 2023, l'amministrazione Biden ha ampliato il suo impegno nell'Ecda ottenendo l'apertura di altri quattro siti: la base navale Camilo Osias, l'aeroporto di Lal-Lo, Camp Melchor Dela Cruz e Balabac Island.

In totale quindi ci sono cinque installazioni militari nell'isola di Luzon (la più grande che si sviluppa dell'estremo nord verso sud-est), una nell'isola di Cebu (al centro dell'arcipelago), una nell'isola di Mindanao (a sud) e due tra l'isola di Palawan e Balabac (a ovest sul Mar Cinese Meridionale).

Questa nuova politica di partenariato militare tra le Filippine e gli Usa riflette le tensioni tra Manila e Pechino che si sono esacerbate nell'ultimo anno per via della maggiore aggressività cinese nella porzione più orientale del Mar Cinese Meridionale, ovvero quella ricadente nella Zee (Zona di Esclusività Economica) filippina. Inoltre, tra Stati Uniti e Cina esistono annose tensioni riguardanti Taiwan che si sono esasperate negli ultimi due anni e che hanno determinato un maggiore sostegno militare di Washington in favore di Taipei. La Cina ha anche irritato altri suoi vicini regionali con altrettante azioni aggressive per affermare il controllo sul Mar Cinese Meridionale, che è cruciale per il commercio globale.

Le nuove basi Usa nelle Filippine forniranno un appoggio molto importante alla presenza degli Stati Uniti nella regione, e sebbene Washington ne sottolinei sempre il carattere umanitario (per via di possibili eruzioni catastrofiche, terremoti, e altri eventi naturali disastrosi come tifoni tropicali), la finalità di tipo strategico/militare è ovvia. Del resto il Pentagono non lo nasconde: l'accordo per l'apertura delle nuove quattro basi nel 2023 era stato salutato dalla vice capo ufficio stampa Sabrina Singh come la creazione di una capacità di “prontezza regionale”.

La Cina ha reagito, come sempre, con toni molto duri, affermando che l'espansione della presenza Usa nelle Filippine mette seriamente a repentaglio la pace e la stabilità della regione trascinando le Filippine “nell'abisso del conflitto geopolitico”.

La questione è quindi molto delicata, e tutti i segnali che ci arrivano da quel fronte di tensione ci portano a pensare che sarà destinata a peggiorare con l'aumento delle capacità militari cinesi, che vengono “pareggiate” dall'attività militare statunitense chiamata in aiuto per supportare i propri alleati che non dispongono di forze armate di pari livello: qualche mese fa vi avevamo raccontato, ad esempio, dell'arrivo nelle Filippine dei sistemi

missilistici a lungo raggio Typhon, schierato temporaneamente per la prima volta in quella regione per un lungo periodo di addestramento, ma che è servito ovviamente come un forte segnale di deterrenza per Pechino.

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