Si moltiplicano i fronti caldi nell'Indo-Pacifico, la regione al centro del braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti, e sempre più decisiva ai fini degli equilibri mondiali. A differenza di quanto non si possa pensare non c'è soltanto da monitorare la questione Taiwan. Le navi da guerra e i jet dell'esercito cinese hanno infatti intensificato le loro attività in particolare nel Mar Cinese Meridionale, dove si stanno scaldando le rivendicazioni marittime tra il Dragone da un lato e Vietnam e Filippine dall'altro, e nei pressi del Giappone (anche qui Pechino rivendica isole tecnicamente controllate da Tokyo). Nel frattempo la situazione tesissima nella penisola coreana e il riarmo dell'Australia – Canberra ha approvato una spesa aggiuntiva di 7,2 miliardi di dollari per più che raddoppiare la sua flotta di navi da guerra nei prossimi 10 anni, formando la più grande marina nella storia del Paese dalla Seconda Guerra Mondiale – rappresentano altre due variabili da monitorare con la massima attenzione. In aggiunta alle crescenti sortite della marina russa nelle acque dei mari asiatici.
La Cina e lo US Pacific Command: testa a testa nel Mar Cinese Meridionale
Impossibile non partire dal Mar Cinese Meridionale. Negli ultimi giorni di febbraio sono successi almeno tre fatti degni di nota. Il primo, risalente al 20 febbraio, chiama in causa il dispiegamento da parte della Guardia Costiera cinese della sua nave più grande, la CCG 5901 da 12mila tonnellate, nelle acque limitrofe a Vanguard Bank, una struttura interamente sommersa nella parte meridionale del Mar Cinese Meridionale che ospita tre avamposti vietnamiti, dove Hanoi ha alcuni importanti giacimenti di gas e petrolio.
Più a sud-ovest, la Guardia Costiera cinese ha eretto una sorta di barriera galleggiante nell'atollo di Scarborough per bloccare l'ingresso delle navi filippine all'interno dell'area contesa tra Pechino e Manila. Le Filippine hanno dunque accusato il gigante asiatico di condotto "manovre di blocco", definite invece dal ministero degli Esteri della Cina azioni per "salvaguardare la sovranità" nazionale. Sempre da queste parti, il 27 febbraio il portavoce della Marina filippina per il Mar delle Filippine occidentali, Roy Trinidad, ha dichiarato che le sue navi hanno ricevuto "interferenze elettroniche" durante le loro operazioni nel Mar Cinese Meridionale. Il disturbo si sarebbe verificato mentre i mezzi di Manila si preparavano per effettuare missioni di rifornimento nei pressi di Second Thomas Shoal e dell'isola di Thitu.
Taiwan e Giappone
La situazione a Taiwan merita un discorso a parte. Dall'inizio del 2024, e dunque in soli due mesi, Taipei ha registrato 157 violazioni (86 solo a febbraio) della sua Zona d'identificazione della difesa aerea (Adiz), la presenza complessiva di 445 aerei da guerra cinesi nello Stretto di Taiwan (186 sempre a febbraio) e di 305 navi attorno all'isola (163 il mese scorso), oltre a 83 misteriosi palloni aerostatici transitanti nei cieli taiwanesi (26 sempre il mese scorso). L'ultimo rilevante blitz del Dragone risale al 28 febbraio, quando la Cina ha inviato nello Stretto di Taiwan 15 aerei e 11 navi da guerra. Le autorità taiwanesi hanno inoltre precisando che tre velivoli hanno varcato il perimetro sud-occidentale dell'Adiz taiwanese.
Il Giappone ha invece monitorato la presenza di 6 navi cinesi nei propri dintorni, che si sommano alle precedenti 11 incursioni avvenute dall'inizio del 2024.
L'8 febbraio le navi della Guardia Costiera cinese hanno attraversato per settimane le acque rivendicate dai giapponesi nel Mar Cinese Orientale, mentre le navi da guerra del Dragone si sono avvicinate alle isole sud-occidentali del Giappone. Al centro della contesa sino-giapponese troviamo le isole chiamate Senkaku da Tokyo e Diaoyu da Pechino. La tensione resta insomma altissima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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