Mario Monti è sceso dal cavallo della politica. Lo ha fatto tenendo, comunque, un piede a Palazzo Madama. Rimarrà senatore a vita, discusso premio per aver messo in ginocchio il Paese in tredici mesi di governo tecnico. L'esperienza del centrino va, quindi, in frantumi. Il Professore ha deciso di chiudere l'esperienza di Scelta civica perché i "compagni" di viaggio Pier Ferdinando Casini e Mario Mauro si sono riavvicinati a Silvio Berlusconi.
Il processo di scomposizione e ridefinizione dell’area dei moderatati si abbatte su Scelta Civica: nel gruppo scoppia una vera e propria guerra tra le componenti (popolari e liberali, cattoliche e riformiste) che ha come esito la conta delle forze in campo e la scelta estrema del leader. All'indomani delle dimissioni da presidente di Scelta civica, Monti ci ha tenuto a confermare il proprio addio ai centristi osservando che non è possibile fare "aperture" al Pdl prima che questo sia "emendato" da alcuni suoi esponenti e da certi comportamenti. Il professore ha ribadito la sua posizione parlando con i giornalisti a margine di un convegno al Senato, dove erano presenti anche Casini e Mauro, rei secondo l’ex premier di queste aperture. Un'accusa che non ha scalfitto nemmeno di striscio il leader dell'Udc. "È un a fibrillazione interna a un partito, io aderisco al gruppo ma non al partito e l’unica cosa che mi riguarda il governo", si è limitato a dire Casini che, chiacchierando coi giornalisti all'uscita di Palazzo Giustiniani, ci ha tenuto anche a ridimensionare il colloquio avuto stamani con Monti. Si sarebbe, infatti, trattato di un semplice saluto. "Non voglio che si riverberino su di me problemi che non mi riguardano", ha rincarato il leader dell'Udc ricordando al Professore che il governo "va appoggiato senza se e senza ma". "Se ogni giorno gli mettiamo i bastoni tra le ruote come fa il povero Letta a governare? È vecchia politica questa? Sarà ma se ce ne fosse di più l’Italia starebbe meglio".
Dietro alle dimissioni di Monti ci sarebbe un lungo braccio di ferro, tutto interno a Scelta civica, che sta rischiando di far saltare in aria il centrino. Secondo fonti vicine al Ppe, dietro all'ira del Professore ci sarebbe il fallimento del disegno che aveva in mente per sé: diventare il leader del nascente Partito Popolare Italiano. Complice della deflagrazione le avances che il gruppo dei popolari porta avanti in direzione dei moderati del Pdl, sulla legge di stabilità e sulla designazione del candidato per l’Antimafia. Due nodi che portano allo scoperto una guerra intestina che cova da settimane.
"In questi giorni Mauro, con dichiarazioni ed iniziative, è venuto preconizzando, da un lato, una linea di appoggio incondizionato al governo che non è la linea del partito - ha spiegato l'ex premier - dall’altro, il superamento di Scelta civica in un soggetto politico aperto anche a forze caratterizzate da valori e prassi di governo inconciliabili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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