La Bce vara la sua "tassa sugli extraprofitti": banche italiane e tedesche in trincea

La Bce vuole limare gli extraprofitti bancari europei modificando retroattivamente le condizioni dei prestiti Tltro. Abi e Bdb in guardia per eventuali rischi

La Bce vara la sua "tassa sugli extraprofitti": banche italiane e tedesche in trincea

C'è maretta tra le principali associazioni bancarie europee e la Bce dopo che l'Eurotower ha, di fatto, chiesto agli istituti europei un "contributo di solidarietà" per favorire la lotta alla crisi dell'inflazione. Di fronte ai crescenti utili che le banche stanno facendo sotto forma di margine d'interesse, finanziandosi con i prestiti Tltro a tassi particolarmente favorevoli e depositando la liquidità presso la Bce ad un tasso crescente visti i rialzi decisi dall'Eurotower, l'istituzione guidata da Christine Lagarde ha deciso di cambiare diverse regole.

Il 27 ottobre scorso una nota della Banca centrale europea apparentemente anonima segnalava che dal 23 novembre 2022, i tassi su tutte le rimanenti operazioni Tltro3 saranno indicizzati alla media applicabile ai tassi chiave da quella data in poi e dal 21 dicembre 2022 Francoforte remunererà le riserve minime richieste alle banche al tasso sui depositi (oggi portato all'1,5%) anziché al tasso principale (2%) di sconto. Dal 2014 al 2019, lo ricordiamo, prima e parallelamente dal quantitative easing la Bce ha promosso le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, Tltro), politiche di finanziamento agevolato garantite alle banche che offrono agli enti creditizi dell'area dell'euro finanziamenti con scadenze pluriennali.

Di fatto, nota Money, "le banche che hanno preso in prestito attraverso il programma Tltro sono in grado di guadagnare un ritorno senza rischi su quel denaro, parcheggiandolo nella struttura di deposito della Bce", dove i tassi sono saliti di recente dallo 0,75 all'1,5%.

Il timore della Bce è che ancorando questi valori al tasso ordinario, destinato a nuove strette che secondo gli analisti, seguendo la Federal Reserve, potrebbero portarlo fino al 4-5% la banca di Francoforte finanzierebbe di fatto a fondo perduto il mercato creditizio d'Europa fino alla scadenza degli ultimi Tltro, compresa tra il 2024 e il 2025.

A questo punto si pongono due paletti. Marco Troiano dell'agenzia Scope Ratings di recente ha dichiarato ad AdnKronos che "le banche" di tutta l'area euro "hanno più di 2 mila miliardi di euro nei Tltro, molti dei quali sono in scadenza nel corso del 2023. Il cambio delle condizioni accelererà i rimborsi e potrebbe portare a una stretta sulle condizioni del credito all'economia reale, soprattutto in Italia e in Spagna dove la liquidità in eccesso è limitata". Una modifica unilaterale delle clausole da parte della Bce rischia, in quest'ottica, di impattare pesantemente. Ed è in particolare il timore dell'Associazione bancaria italiana (Abi) presieduta da Antonio Patuelli, che nei giorni scorsi ha dichiarato di temere conseguenze sul credito e la capacità di erogazione degli istituti italiani in caso di intervento volontario della Bce per eroderne i margini.

Ragionando come se i tassi alti stessero garantendo alle banche extraprofitti in virtù di contratti come i Tltro stipulati ben prima dello scoppio della pandemia o della corsa dell'inflazione, è questo il ragionamento dell'Abi, la Bce sbaglia due volte. In primo luogo, pensando che sia differenziare l'impatto di vecchie e nuove misure verso le banche, cinghia di trasmissione della politica monetaria, la chiave per una politica più sostenibile economicamente. In secondo luogo, facendo pagare alle banche stesse logiche economico-finanziarie in larga parte mutuate dalla volontà di seguire sul suo terreno la Fed, che ha stretto sui tassi. Patuelli non a caso ha di recente sottolineato che sulle politiche della Bce "la mia opinione è esattamente quella espressa qualche settimana fa dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visto, secondo il quale non bisogna seguire in automatismo le crescite dei tassi d'interesse decise dalla Fed. Bisogna combattere l'inflazione senza favorire la recessione e quindi bisogna guardare alla realtà con grande pragmatismo e prudenza".

Ciononostante sembra che proprio la volontà di accelerare la stretta sia alla base della decisione della Bce. La quale ritiene che rimborsi più veloci di Tltro3 consentiranno una contrazione più rapida del bilancio e contribuiranno a trasmettere le condizioni politiche restrittive all'economia reale. Questo può creare seri problemi alle banche italiane che proprio della solidità di bilanci e patrimonnializzazione hanno fatto il fiore all'occhiello in questi mesi turbolenti. Guardando alle prime cinque banche italiane nei primi sei mesi dell’anno si registra una crescita dei ricavi operativi del +3,3% rispetto al semestre precedente. Per gli utili netti si parla del +6,2%, e questo nonostante 2,2 miliardi di euro di svalutazioni calcolate a bilancio complessivamente da Intesa e Unicredit per la perdita di valore degli asset russi. Con i risultati le nostre banche avevano smentito sul campo il report di inizio agosto di Moody’s, che aveva declassato l’outlook di molti nnostri istituti facendo presagire periodi difficili e trend negativi.

"Mantenere un equilibrio tra lotta all'inflazione e l'evitare la recessione è impresa difficile", ha fatto notare Patuelli. In merito alle decisioni sul Tltro, "ci riserviamo di approfondirne i profili e le implicazioni giuridiche in sede di Federazione bancaria europea,il cui comitato esecutivo è presieduto ad interim dal dg dell'Abi Giovanni Sabatini. Vogliamo capire giuridicamente cosa vuol dire correggere le condizioni di queste operazioni di carattere sistemico dal prossimo 23 novembre". Ma dalle parti di Piazza del Gesù c'è la ferma volontà di opporsi, in sostanza, a quello che è ritenuto un arbitrio e una minaccia ai bilanci dei nostri istituti.

In quest'ottica Patuelli può contare sul sostegno delle banche che strutturalmente hanno più da temere l'inflazione e il cui governo più preme per nuove strette Bce: quelle tedesche, che con Commerzbank e Detusche Bank in affanno da tempo puntano sulla nuova normalità per tornare in piena efficienza. Il Bdb (Bundesverband Deutscher Banken), l'Associazione delle Banche Tedesche, ha risposto all'ipotesi di svolta Bce ammonendo sul fatto che i termini Tltro sono "definiti contrattualmente e sono stati incorporati anche nelle condizioni di credito delle istituzioni finanziarie nei confronti dei loro clienti. Le banche hanno fatto affidamento sul mantenimento di queste condizioni". Del resto la patrimonializzazione e la solidità del sistema finanziario sono uno scudo contro l'inflazione e una garanzia per un'operatività piena e sostenibbile della finanza anche in tempi difficili.

E del resto in finanza e in economia vale il principio del pacta sunt servanda: espressione che sintetizza il principio del carattere vincolante del contratto e l'impossibilità di modifiche unilaterali che agiscano su accordi precedentemente stabiliti in grado di alterare i termini senza una clausola esplicita che lo preveda. Così non è per le banche europee e il Tltro: il rischio di una battaglia legale tra Francoforte da un lato e i sindacati bancari di Italia e Germania è più che concreta.

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