Cassa depositi e prestiti pronta ad alzare i tassi dei buoni fruttiferi postali

L’aumento dei buoni fruttiferi postali, che può superare l’1%, è pensato per mitigare gli effetti della congiuntura e questo, oltre a essere riprova del fatto che la fase delicata non è ancora alle spalle, rilancia il ruolo dei buoni postali a danno dei Btp

Cassa depositi e prestiti pronta ad alzare i tassi dei buoni fruttiferi postali

Cassa depositi e prestiti (Cpd) sta esaminando la possibilità di aumentare dell’1% (e forse qualche decimo in più) il rendimento dei buoni fruttiferi postali, uno degli strumenti di investimento che esercitano un discreto fascino sugli italiani.

Questa intenzione, secondo il sito Milano Finanza che ha lanciato la notizia, potrebbe trovare conferma già nei prossimi giorni ed è da considerare in parallelo al difficile quando economico dettato dall’inflazione e dall’aumento del costo del denaro voluto dalla Banca centrale europea (Bce). Misure queste che hanno avuto un naturale impatto anche sui mutui, con un tasso che è aumentato all’1,93% rispetto all’1,40% di un anno fa.

Cosa suggerisce questa misura

Al di là dell’effettivo aumento del rendimento dei buoni postali e di quando questo entrerà eventualmente in vigore, si può dedurre che – almeno facendo leva sulle opinioni di Cdp – è necessario intervenire a tutela degli investitori, piccoli o grandi che siano, perché il peggio non è ancora alle spalle. Non si tratta di un’isteria momentanea del contesto macroeconomico ma di un’evoluzione strutturale. Così come la Bce ha rivisto verso l’alto i tassi direttori per frenare l’inflazione, è quindi corretto che vengano rivisti al rialzo i tassi di remunerazione degli investimenti.

Non solo mutui

Gli effetti delle decisioni in materia di politica monetaria hanno mostrato un chiaro impatto sui muti ma, benché meno visibili, ce ne sonco anche che ricadono sugli operatori economici, indotti a distribuire gli investimenti secondo la loro personale interpretazione della situazione che si sta delineando. I consumatori potrebbero decidere di cambiare abitudini di acquisto, magari effettuando subito spese previste per il futuro al fine di fuggire agli effetti dell’inflazione e, dal canto loro, le imprese sono indotte ad aumentare i prezzi di mercato di ciò che producono. Questi effetti sinergici avranno una loro lettura definitiva durante i prossimi mesi, quando sarà possibile misurarli leggendo i dati finanziari delle imprese e i futuri indici dei prezzi al consumo.

Restando nel campo di ciò che possiamo già misurare va citata la collocazione dei Bbt Italia, i buoni indicizzati all’inflazione che hanno avuto un successo relativo, segno questo della scarsa fiducia anche nelle stime delle previsioni della Banca d’Italia, secondo la quale l’inflazione tornerà al 2,2% tra 24 mesi. Occorrono quindi misure a tutela degli investitori e l’aumento del rendimento dei buoni fruttiferi postali è una di queste.

I buoni fruttiferi postali diventano protagonisti

La logica dei buoni fruttiferi postali vuole che i possessori possano recuperare il capitale investito in qualsiasi momento lo desiderino, riscattandolo al 100%. La vendita dei Btp prima della scadenza è quasi sempre sconsigliata perché non dà diritto ai premi fedeltà concessi a chi ritira il capitale alla scadenza del bond e, inoltre, vendendoli sotto la pressione di una situazione di emergenza, si può perdere qualcosa rispetto al loro valore nominale.

Il fatto che i Btp abbiano un rendimento maggiore non è considerabile quindi come una costante che possa indurre sempre a preferirili ai buoni postali.

Cassa depositi e prestiti vuole aumentarne il rendimento forse anche al di sopra dei 100 punti base (quindi oltre l’1%) e questo, fatti i debiti calcoli, può renderli antagonisti dei Buoni del tesoro poliennali, i Btp.

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