Scholz nei guai: la Corte dei conti tedesca boccia lo scudo da 200 miliardi

Poco trasparente e pesante per il debito pubblico. La Corte dei conti smonta lo scudo da 200 miliardi contro il caro energie. L’idea di Olaf Scholz non è mai piaciuta ai tedeschi

Scholz nei guai: la Corte dei conti tedesca boccia lo scudo da 200 miliardi

La Corte dei conti tedesca ha inferto un duro colpo allo scudo da 200 miliardi voluto dal cancelliere federale Olaf Scholz e pensato per ridurre il prezzo del gas. Un fondo associato molto spesso all’aggettivo “speciale” che, secondo i tedeschi, rischia di essere una trappola.

Il parere dell’organo di controllo della contabilità pubblica non ha creato stupore, perché allineato a quello dei media e del popolo, che criticano da tempo la poca chiarezza con cui questo tesoro verrebbe distribuito e il peso che avrebbe sul debito federale.

Lo scudo da 200 miliardi

L’iniziativa del cancelliere tedesco non ha mai convinto tant’è che i media locali non l’hanno mai salutata con favore. Indicativo un dibattito ripreso dal sito Zdf dal titolo Dove li prende i 200 miliardi, signor Scholz?.

Il presidente della Corte dei conti Kay Scheller l’ha presa larga, parlando in principio dei fondi speciali, classificandoli tra quelle misure che oscurano la chiarezza dei bilanci pubblici senza fare, in prima istanza almeno, riferimenti specifici al fondo da 200 miliardi ideato dal governo Scholz.

Scheller ha ribadito la necessità di completezza che deve caratterizzare un fondo speciale, il quale deve essere perfettamente chiaro sia al Parlamento sia alla popolazione e, al momento attuale, la Germania ha in essere diversi fondi speciali. Oltre a quello da 200 miliardi (stanziato ma mai toccato), l’esecutivo Scholz ne ha istituito uno da 60 miliardi per il clima e uno da 100 miliardi per le forze armate. In meno di un anno (il cancelliere è stato eletto a dicembre del 2021) ha istituito fondi speciali per 360 miliardi di euro, ossia un importo pari a circa il 72% del bilancio tedesco che ammonta a poco meno di 500 miliardi.

I fondi speciali

Si tratta di capitali che non vengono fatti rientrare nelle voci dei bilanci ordinari e che normalmente piacciono poco ai ministri Federali delle finanze, soprattutto se contrari agli scostamenti di bilancio come quello attuale, Christian Lindner. Ed è proprio su questo aspetto che Scheller è apparso più agguerrito, togliendo ossigeno alle interpretazioni che l’aggettivo “speciale” può suggerire: quando si attinge a un fondo speciale, lo Stato sta di fatto prendendo denaro in prestito e questo fa salire il debito federale. Da questo punto di vista, ha sostenuto il presidente della Corte dei conti, di “speciale” non c’è molto.

Non piacciono neppure ai presidenti dei sedici Stati federali della Germania che temono di doverli finanziare e non sono particolarmente graditi neppure ai cittadini e alle aziende, che preferiscono aiuti chiari e circoscritti da regole

precise note a tutti.

Per il momento il governo va avanti e ha assegnato all’agenzia Federale delle finanze il compito di raccogliere il denaro sul mercato mentre il nome dell’ente che dovrà gestire il fondo non è ancora noto.

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