Con i dazi cinesi a rischio 5 miliardi del nostro export

Giorda (Anfia): "Il problema è l'impatto sulle vendite dei componenti in Germania"

Con i dazi cinesi a rischio 5 miliardi del nostro export
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Gianmarco Giorda (in foto), direttore generale di Anfia, l'associazione della filiera italiana automotive, ritiene improbabile che Ue e Cina riescano a trovare un punto d'incontro sul tema dei dazi da applicare alle auto: da una parte quelle solo elettriche, importate dalla Cina; mentre, dall'altra (ma tutto è ancora da confermare), Pechino ha già annunciato di voler colpire le vetture prodotte in Europa con cilindrata da 2.5 litri e oltre. «È vero che a essere più penalizzati dalla tassazione saranno i costruttori tedeschi - afferma Giorda al Giornale - ma se tutto dovesse andare come anticipato dalla Cina, cioè di dare il via a dazi per i modelli premium e luxury europei oltre i 2.5 litri, a subire delle conseguenze sarà anche la componentistica italiana il cui export verso la Germania vale 5 miliardi». Un problema che andrebbe ad aggiungersi a quelli che incontrerebbero i marchi italiani interessati». Secondo Giorda, schermaglie come quella in atto tra Bruxelles e Pechino, sono destinate a durare. «È vero - aggiunge - che la Commissione Ue ha deciso una calibrazione di circa 1 punto rispetto ai dazi annunciati a inizio luglio, ma ritengo che la confermata presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, avrebbe dovuto lavorare sulla questione molto tempo prima attraverso un regolamento diverso. In chiusura di mandato, invece, ci ha messo una toppa alla scopo di contenere l'avanzata dell'auto elettrica cinese».

Il direttore generale di Anfia vede il nodo dei dazi più problematico per l'Ue rispetto alla Cina. «Rischiamo - dal suo punto di vista - di essere il vaso di coccio tra le due superpotenze: gli Usa, che hanno messo in atto importanti politiche protezionistiche, e la Cina».

Esistono, poi, dai vari Stati Ue, posizioni diverse su questo e altri problemi. C'è chi, come Spagna e Francia, vede bene i dazi; e chi, come Germania, Svezia e Finlandia, è contrario.

Un braccio di ferro che andrà avanti, per l'Ue, fino al voto finale.

Vda, in pratica l'Anfia tedesca, confida ancora nella promozione di «un dialogo per forme e soluzioni di partenariato». Del resto, per Berlino la Cina rappresenta circa il 30% delle vendite dell'industria automotive.

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