I giovani di Confindustria: "Il peso delle tasse al 68,7% sta uccidendo le imprese"

I giovani industriali bastonano il governo: "Troppa ignoranza nella classe dirigente del Paese". Ma assicurano: "La catastrofe non p ineluttabile"

Il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Jacopo Morelli
Il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Jacopo Morelli

"C'è troppa ignoranza nella classe dirigente del Paese". Dal convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, il leader degli industriali under 40, Jacopo Morelli, attacca duramente la politica. Non fa sconti a nessuno e va dritto al nocciolo del problema: la pressione fiscale, eccessiva, che azzoppa le imprese. Tuttavia, sebbene all’estero vedano "l’Italia come un morto che cammina", non crede "a una catastrofe ineluttabile". Da qui l’appello: "Uniamo le forze migliori. Tra due Italie, chi si arrende e chi resiste, chi abbandona e chi decide di costruire il domani, possiamo scegliere ma dobbiamo farlo ora".

Secondo i dati elaborati dagli analisti di viale dell'Astronomia, il total tax rate sulle aziende in Italia è al 68,7%, mentre in Germania si attesta al 46,8% e negli Stati Uniti al 46,7%. Proprio per questo, dal convegno di Napoli, Morelli invita il governo a smetterla con le solite ipocrisie: "Questa tassazione uccide le imprese. Il prelievo fiscale sugli stipendi supera la metà della retribuzione lorda". Tagliare le tasse, però, non è sufficiente. Il Paese ha bisogno di riforme serie che battano la strada dell'ammodernamento. Proprio per questo, i giovani imprenditori di Confindustria insistono sulla necessità di una nuova politica industriale. "La riforma della giustizia è politica industria. Serve un sistema di regole certe, anche per assicurarne il rispetto» così come «la semplificazione delle nostre norme è politica industriale", continua Morelli evidenziando come "spesso ciò che razionalmente è fattibile e auspicabile diviene politicamente irrealizzabile". Così, i giovani industriali puntano a rivolgersi a quei politici, "capaci e preparati", che siedono nel governo e in parlamento affinché facciano quelle riforme promesse al momento di formare le larghe intese: "Abbiamo bisogno di coraggiosi, non delle solite menti servili che, unendo opportunismo e ignoranza, ingrossano le fila della classe dirigente". A giudizio dei giovani industriali, ancor prima che economica, la crisi italiana è istituzionale. A detta di Morelli, infatti, le istituzioni (in primis, la politica) sono incapaci "di cambiare e di reagire con misure drastiche". "La stabilità - sostengono - è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Le larghe intese non servono se non producono risultati, grandi riforme e azioni strategiche. Servono piuttosto intese lunghe, nel tempo, e profonde, nella coesione programmatica fra le forze che le compongono". Di qui l’appello "Diamoci un taglio", che fa da titolo a questo 28° convegno dell'associazione.

"Adesso diamoci un taglio - continua Morelli - alla spesa pubblica inefficiente, alle tasse che opprimono, ai tempi lunghi e all’incertezza della giustizia, alla corruzione e all’illegalità, anche dello Stato quando non paga i propri debiti, abusa della carcerazione preventiva, mantiene un sistema penitenziario talvolta inumano".

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