Tim ancora giù in Borsa: -15%. Ora occhi sui fondi "attivisti"

Il titolo passa di mano a 0,25 euro, la metà di quanto offerto da Kkr. Rischio svalutazioni per Vivendi e Cdp

Tim ancora giù in Borsa: -15%. Ora occhi sui fondi "attivisti"

Non si arresta il crollo di Tim in Piazza Affari, che perde un altro 15,56% al nuovo minimo storico di 0,25 euro; la metà di quanto ha offerto il fondo americano Kkr nella propria manifestazione di interesse (0,505 euro per azione). In profondo rosso anche le risparmio (-19,59%) a 0,22 euro. Complice il panic selling innescato dal conflitto in Ucraina, Tim capitalizza ora 5,2 miliardi. Il piano industriale presentato pochi giorni fa dall'ad Pietro Labriola non ha convinto e il mercato non ha la pazienza di aspettare i dettagli promessi a giugno. I due maggiori azionisti di Tim - Vivendi (23,8%) e Cdp (10%) - appoggiano il riassetto disegnato da Labriola per dividere il gruppo in due tra Rete e Servizi. Ma ora rischiano nuove svalutazioni in bilancio, considerando che il gruppo francese, ha i titoli Tim in carico a 83 centesimi e che Cassa Depositi ha speso 0,65-0,70 euro per azione per il suo pacchetto.

Quanto alla Borsa, gli analisti, pur senza bocciare il piano di Tim, ne hanno sottolineato le incertezze. «Anche se i prossimi tre mesi saranno cruciali per dare più visibilità al processo di ristrutturazione (colloqui con Open Fiber, rinegoziazione con Dazn, cessione di Inwit, valutazione normativa), riteniamo - dicono gli esperti di Intesa Sanpaolo - che i manager non siano riusciti ad alleviare la delusione legata ai risultati 2021, alla debolezza della guidance e alla mancata distribuzione dei dividendi». Più favorevole Intermonte, secondo cui la separazione è una alternativa credibile e può generare valore per gli azionisti, anche per Kkr. Il management sta affrontando una sfida senza precedenti per un ex-monopolista». Il dato di fatto è che il titolo ha perso oltre il 30% in due sedute e, osservano in ambienti finanziari, ormai è una «penny stock» che potrebbe attirare gli appetiti dei fondi attivisti come nel 2019. Per ora si registra solo la speculazione del fondo francese Capital Fund Management che si è costruito una posizione netta corta di circa lo 0,5 per cento.

Ancora più preoccupati i sindacati. «Separare la rete dal gruppo - attacca Riccardo Saccone, segretario di Slc Cgil - non ha senso. La società che ne nascerebbe sarebbe un rivenditore all'ingrosso di connettività. Che, esaurita la spinta iniziale per la realizzazione della rete, ossia fino al 2026-27, sarebbe costretta a rivedere il suo perimetro occupazionale». Insomma, lo spin off «vuol dire distruggere la società e anche il settore delle tlc che dà lavoro a 140mila persone tra aziende e indotto. Alla fine prevediamo che ci sarebbe una perdita di 40mila posti di lavoro», prosegue Saccone.

I sindacati hanno già chiesto un incontro con il premier Mario Draghi e, in mancanza di una rapida risposta, non escludono «altri scioperi dopo quello del 23 febbraio».

Intanto la controllata Sparkle, operatore di rete globale

del gruppo Tim, è stata inserito nel report 2022 Magic Quadrant per i servizi di rete di Gartner. È il primo operatore italiano a essere inserito nel report tra i 18 network service provider con copertura globale valutati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica