Prosegue l'allerta meteo nell'Europa centrale e orientale, dove un forte maltempo ha causato almeno 18 vittime. Mentre il ciclone Boris continua a provocare inondazioni, sul Parlamento Ue si è abbattuto però un tornado altrettanto pernicioso: quello dell'ideologia ultra-ambientalista. Da Bruxelles, l'eurodeputata Carola Rackete ha infatti utilizzato le allarmanti notizie sulle alluvioni in corso per predicare l'oltranzismo green più radicale e per lanciare una vera e propria crociata contro le multinazionali dei combustibili fossili, da lei ritenute responsabili dei fenomeni meteorologici estremi.
Dopo aver parlato delle morti causate dal maltempo nelle ultime ore e di quelle avvenute lo scorso anno in Libia a seguito di intense alluvioni, Rackete è andata all'attacco. "Questo è crimine climatico delle multinazionali del fossile contro la società", ha esclamato. Poi ha emesso la propria sentenza politica: "Per prevenire i disastri e per essere in grado di adattarci dobbiamo fermare l'industria del carburante fossile. E dobbiamo farlo velocemente, tutti lo sapete". Al di là dell'obiettivo proposto dall'ex capitana della Sea Watch 3, a stupire è stata poi la soluzione suggerita: un delirio intriso di populismo e comunismo.
The current floods all over Europe are a climate crime caused by fossil corporations! We have to make them pay for their crimes, past and present, in Europe and the Global South! pic.twitter.com/hnOJ7rED4q
— Carola Rackete (@CaroRackete) September 18, 2024
"Dobbiamo fermare, nazionalizzare e socializzare le multinazionali del fossile e usare i loro soldi per pagare i danni", ha infatti dichiarato Rackete, paventando così un intervento energico contro le grandi aziende in questione, nonché un riutilizzo dei loro profitti. "A meno che non chiamiamo a rispondere le multinazionali del settore fossile e non le facciamo pagare per i loro crimini e questi danni, passati e presenti, in Europa e nel Sud del mondo non saremo in grado di adeguarci", ha quindi aggiunto l'europarlamentare tedesca, un tempo attivista a sostegno dei migranti e oggi in prima linea nelle battaglie per la "giustizia climatica".
Per quanto assurde e non condivisibili, le argomentazioni della Rackete tuttavia non sorprendono.
Già alla vigilia del voto europeo, a campagna elettorale ancora in corso, l'attivista tedesca aveva proposto di combattere la crisi climatica "attraverso la ridistribuzione radicale della proprietà", auspicando anche l'introduzione di una patrimoniale ad hoc per salvare il pianeta.
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