Palermo - Le gabbie in cui, più di 20 anni fa, apparvero, per la prima volta tutti insieme in un'aula di giustizia, i capi di Cosa nostra, oggi sono coperte da disegni. Nel giorno del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci, a cui ha partecipato anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, il bunker del carcere Ucciardone, teatro dello storico maxiprocesso alle cosche, è un mare di colori: il bianco e il celeste delle magliette di oltre 2000 studenti giunti in nave a Palermo da tutta Italia per "ricordare il sacrificio del giudice Giovanni Falcone"; il rosso, il giallo, il verde e il blu degli striscioni che "gridano" la volontà delle nuove generazioni di "riprendersi il futuro".
L'atmosfera plumbea che si respirava nel bunker in cui sfilarono 475 uomini d'onore è storia passata. E, dai banchi che ospitarono gli avvocati, si levano oggi i cori e i canti degli studenti. Il presidente della Repubblica è accolto da un fortissimo applauso. Commosso, tiene per mano due bambini, mentre le note dell'inno di Mameli aprono il dibattito organizzato nel "giorno della memoria". Sullo scranno che ospitò la corte d'assise, che nel 1987 inflisse decine di ergastoli ai capi di Cosa Nostra, oggi siedono il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, i ministri dell'Interno Roberto Maroni, della Giustizia Angelino Alfano e dell'Istruzione Mariastella Gelmini, "sbarcata" a Palermo con la nave della legalità. Accanto a loro, un magistrato che del maxi fu protagonista: Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia che, allora giovane giudice, scrisse lo storico verdetto.
Apre il dibattito Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato a Capaci che legge un "messaggio di speranza nella presenza dei tanti giovani che affollano l'aula bunker". E di speranza sono anche le parole dei ministri: Gelmini commossa per l'energia e la partecipazione degli studenti e Alfano e Maroni, insieme per ricordare i tanti successi dello Stato nella lotta ai clan. "Lo Stato c'é e si fa sentire", dice Maroni che ha scelto di portare con sé a Palermo il figlio di 11 anni "perché vedesse i segni della tragedia della mafia". Un intervento, il suo, teso a ricordare i successi delle forze dell'ordine nel contrasto a Cosa nostra, fitto di dati: dall'impennata nei sequestri dei beni, nel 2008 triplicati rispetto all'anno precedente, alle decine di operazioni di polizia e agli arresti di pericolosi latitanti.
Sulla stessa scia il Guardasigilli Alfano che annuncia un "carcere duro ancor più duro" e ricorda i 440 milioni ricavati dai sequestri di beni confluiti nel fondo unico per la giustizia. "Useremo i loro soldi per sconfiggerli", promette. Quando parla Napolitano gli studenti ascoltano in silenzio. Più volte nel ricordare il sacrificio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, "eroi di legalità", il capo dello Stato ha la voce rotta dall'emozione. E commosso ascolta la poesia di tre bambini che sognano una "scuola senza finestre, aperta sul mondo". "Mai come in momenti come questo, uniti nel ricordo incancellabile di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e delle altre vittime della mafia sentiamo di essere una nazione", dice ai ragazzi. E ricorda che nella lotta a Cosa nostra conta "la crescita della coscienza critica e della fiducia nello Stato di diritto", sottolineando che questa "può rafforzarsi solo in un clima di rispetto in ogni circostanza degli equilibri costituzionali da parte di tutti coloro che sono chiamati ad osservarli". Un richiamo al quale si associa il presidente del Senato Renato Schifani, che sul luogo dell'eccidio definisce la mafia "un male assoluto che va isolato, debellato e sconfitto".
Dall'aula bunker, nel pomeriggio la scena si sposta sotto l'albero Falcone, assurto ormai a simbolo della reazione della società civile alla prepotenza mafiosa. Migliaia di giovani, partiti dall'Ucciardone e da via D'Amelio, tetaro della strage in cui venne assassinato Paolo Borsellino, si riuniscono davanti a quella che fu la casa del giudice ucciso. Per tutto il percorso che li separa dalla tappa finale della giornata della memoria, cantano, ballano, gridano il loro no alla mafia sulle note de "I cento passi", la canzone che il gruppo rock Modena City Rambles ha dedicato a Peppino Impastato, giovane che, dalle frequenze della sua radio, denunciava gli interessi del boss di Cinisi Tano Badalamenti.
Sul palco, allestito sotto l'albero, oltre a Grasso - che annuncia il varo l'anno prossimo di due navi intitolate a Falcone e Borsellino - e agli studenti, anche i comici Ficarra e Picone che leggono un loro testo di 4 anni fa. "Io non la voglio lasciare questa Sicilia - recita il pezzo - Voglio rimanere perché voglio vincere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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