![Alzheimer, così è possibile "prevedere" la malattia 10 anni prima](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/11/05/1730831946-alzheimer-fasi-malattia.jpg?_=1730831946)
I punti chiave
Sono sempre di più le possibilità di venire a capo del terribile morbo di Alzheimer che rimane una delle più gravi patologie neurodegenerative del cervello per milioni di persone in tutto il mondo. Nelle ultime ore alcuni scienziati dell'Università di Pittsburgh hanno pubblicato un lavoro in cui spiegano come poter scoprire molti anni prima i primi segnali della malattia grazie a specifici biomarcatori in grado di scoprire gli ammassi della tau.
Come funziona il test
Lo studio, pubblicato su Nature Medicine, si basa sul test del biomarcatore del liquido cerebrospinale: si tratta di un esame specifico che scopre quanto sia grave il declino cognitivo e quanto amiloide si va a depositare nel cervello. In questo modo si possono anticipare di gran lunga le mosse dell'Alzheimer grazie a diagnosi precoci e, di conseguenza, interventi in tempo utile. Dal momento che quasi sempre la patologia beta-amiloide è una spia della presenza di tau nell'Alzheimer, gli studiosi hanno messo a punto i loro massimi sforzi sui biomarcatori in grado di rilevare le modifiche della beta-amiloide.
"Alzheimer scoperto un decennio prima"
"Il nostro test identifica le fasi molto precoci della formazione di grovigli di tau, fino a un decennio prima che qualsiasi grumo di tau possa essere visualizzato in una scansione cerebrale", ha dichiarato tra le pagine dell'università americana il professor Thomas Karikari, associato di psichiatria alla Pitt School of Medicine. "La diagnosi precoce è fondamentale per terapie più efficaci per la malattia di Alzheimer, poiché le sperimentazioni dimostrano che i pazienti con grovigli di tau insolubili quantificabili da pochi a nessun hanno maggiori probabilità di trarre beneficio da nuovi trattamenti rispetto a quelli con un grado significativo di depositi cerebrali di tau".
Non sempre, però, le placche di beta-amiloide sono in grado di scatenare il morbo, ecco perché sono necessari alcuni parametri per capire se si potrà sviluppare l'Alzheimer: si tratta della presenza combinata di tau, patologia beta-amiloide e neurodegenerazione. In quest'ultima lavoro, grazienalla biochimica e alla biologia molecolare, Karikari e il suo team hanno scoperto un'area centrale del cervello dove la proteina tau dà origine a grovigli neurofibrillari. "Rilevare siti all'interno di quella regione centrale di 111 amminoacidi, una sequenza chiamata tau258-368, può identificare proteine tau inclini all'aggregazione e aiutare ad avviare ulteriori diagnosi e trattamenti precoci".
L'esperto professore spiega che l'amiloide-beta è un'esca mentre la tau è come se fosse un fiammifero. "Una grande percentuale di persone che hanno depositi di amiloide-beta nel cervello non svilupperà mai la demenza ma una volta che i grovigli di tau si accendono in una scansione cerebrale, potrebbe essere troppo tardi per spegnere l'incendio e la loro salute cognitiva potrebbe deteriorarsi rapidamente.
La diagnosi precoce di tau incline ai grovigli potrebbe identificare gli individui che hanno maggiori probabilità di sviluppare un declino cognitivo associato all'Alzheimer e potrebbero essere aiutati con terapie di nuova generazione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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