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La Fiat: gli accordi sindacali verranno disdetti dal 2012 Fiom: fascismo aziendalistico

L'annuncio formalizza l'estensione del modello Pomigliano in tutti gli stabilimenti. La Fiom: "Così si modifica la natura stessa della organizzazione sindacale"

La Fiat: gli accordi sindacali verranno disdetti dal 2012  Fiom: fascismo aziendalistico

E' guerra aperta tra l'azienda del Lingotto e i sindacati, in primis la Fiom. Secondo fonti sindacali, Fiat Group Automobiles ha annunciato che, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e "ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto" verranno disdetti in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani.

Il gruppo torinese, di canto suo, ha scritto una lettera ai sindacati, nella quale si rende comunque disponibile "a promuovere incontri per finalizzare e valutare le conseguenze del recesso, alla eventuale predisposizione di nuove intese collettive e finalizzati a realizzare accordi migliorativi". La disdetta, secondo l’azienda, è una conseguenza dell’entrata in vigore dell’accordo di primo livello che sarà operativo dal 1 gennaio 2012.

Precisamente la missiva recita così: "In vista di un riassetto e di una armonizzazione delle discipline contrattuali collettive aziendali e territoriali che si sono succedute nel tempo e nell’ottica di renderle coerenti e compatibili con condizioni di competitività ed efficienza vi comunichiamo il recesso a far data dal 1 gennaio 2012 da tutti i contratti applicati nel gruppo Fiat e da tutti gli altri contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti, compresi quelli che comprendono una clausola di rinnovo alla scadenza - per i quali la presente vale anche come espressa disdetta - nonchè da ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto".

L'annuncio, di fatto, formalizza l'attesa estensione del cosiddetto modello Pomigliano del contratto aziendale del Lingotto al resto dei lavoratori dell'auto. "Entro il 31 dicembre - ha commentato Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomo Fismic - bisogna realizzare il contratto auto. Era già un impegno, ora è urgente e pressante".

Non ci sta Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom. "La decisione di Marchionne non ha nulla di tecnico, ma è una precisa scelta politica. La Fiat, a conclusione del percorso iniziato un anno e mezzo fa a Pomigliano liquida le libertà costituzionali dei lavoratori in tutto il gruppo e apre la via all'estensione di un brutale autoritarismo padronale in tutte le aziende. Bisogna fermare questo disegno che porta a un vero e proprio fascismo aziendalistico. Questo è il momento della prova per tutta la democrazia italiana e per tutte le forze democratiche".

E non ci sta nemmeno il segretario della Fiom Maurizio Landini, che ha annunciato battaglia. "Estendere l’accordo di Pomigliano a tutti i 72.000 lavoratori del gruppo Fiat non vuol dire solo estendere un brutto accordo, ma porta a modificare la natura stessa della organizzazione sindacale: si passa infatti a una fase di sindacato aziendale e corporativo", ha tuonato il segretario generale della Fiom, che ha annunciato che la Fiom intende mettere in campo azioni di tipo sindacale e legale.

"C’è una sentenza che ha condannato la Fiat per comportamento antisindacale - ha ricordato Landini - e noi intendiamo agire per vie legali, ma anche per vie sindacali mettendo in campo tutte le azioni necessarie e costruendo attorno ai lavoratori una solidarietà nazionale".

"Stiamo raccogliendo ciò che accade nel gruppo Fiat in un dossier perché vogliamo presentare un libro bianco che arrivi in Parlamento con la costituzione di una commissione parlamentare che ci ascolti", ha proseguito Landini, a margine dell’assemblea regionale dei delegati della Fiom in corso a Torino. "Ciò che sta avvenendo è un tragico ritorno agli anni ’50 peggiorato dalla violazione della costituzione delle leggi e dei contratti", ha aggiunto Landini, citando in particolare l’esempio dello stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove, a detta del sindacalista, "se hai la tessera della Fiom non ti assumono".

Secondo Landini "l’estremismo sindacale della Fiat" è una sorta di paravento "all’assenza di investimenti". Landini ha poi lanciato la prima frecciata al nuovo governo. "Preoccupa che sulla vicenda Fiat il governo non abbia detto nulla. Ed è un problema che non abbia fatto alcun riferimento all’articolo 8. Per noi è necessario che il nuovo governo lo cancelli. La cancellazione dell’articolo 8 resta centrale. E la Fiat che lo ha chiesto è la prima azienda che intende applicarlo. Per noi è importante sapere cosa ne pensa il governo. Se vuole far finta di nulla e non toccare le cose che sono state fatte prima è un problema"

D'accordo con Landini anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. "Con la disdetta di tutti gli accordi sindacali la Fiat chiude il cerchio, annunciando di fatto l’abbandono del nostro Paese, individuando nei lavoratori il capro espiatorio. Sui dipendenti è stata scaricata l’incapacità di fabbricare automobili innovative, ad alto valore aggiunto e di venderle sul mercato", ha scritto l'ex pm in una nota.

Anche il leader di Sel, Nichi Vendola ha commentato la decisione del Lingotto. "La violenza del metodo Marchionne è oggi sotto gli occhi di tutti", ha affermato Vendola, aggiungendo: "Come avevamo previsto, Pomigliano non rappresentava un’eccezione ma l’inizio di una svolta brutale nelle relazione industriali. Altro che modernità, corriamo velocissimi oltre le conquiste del ’900, e stiamo raggiungendo l'800".

Diverso il parere di Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim, secondo il quale: "La disdetta mette la Fiat in condizione di forza. Ora dobbiamo aprire un tavolo di trattativa in tempi brevissimi con l’obiettivo di arrivare ad un contratto più sostanzioso, più ricco per i lavoratori". Vitali si rivolge poi alla Fiom in questi termini: "Se non cambia idea e non firma gli accordi aziendali si chiama fuori da sola.

Conoscono anche loro molto bene lo Statuto dei lavoratori. Sarebbe meglio perciò sporcarsi le mani e stare in gioco. Ma dubito che lo faranno, non avendolo già fatto. Questo purtroppo sarà foriero di confusione mentre a noi serve chiarezza".

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