Giudice Usa dà torto ai «pirati» e il tesoro dell'Ancora rimane in fondo al mare

Nel 1915 il piroscafo italiano venne silurato tra la Sicilia e la Sardegna e affondò con 206 persone ma anche un carico d'oro, valutato oltre 22 di euro. Nel 2007 una società americana specializzata in recuperi marini, aveva chiesto a un tribunale della Florida il permesso di cercare il tesoro, ma il nei giorni scorsi la corte ha risposto di non poterla autorizzare. E la battaglia legale continua

A quanto pare, dopo aver atteso 95 anni, dovrà pazientare ancora qualche annetto prima di poter tornare a galla. Si tratta di uno tesoro sommerso, il cui valore potrebbe oscillare tra un minimo di 22 e un massimo di 48 milioni di euro. Ma non c'entrano pirati e filibustieri, inglesi e spagnoli, galeoni e lontane Indie. Siamo in acque assai più domestiche, quelle al largo di Cagliari, in epoche recenti, 1915, anche se alla fine ugualmente drammatiche furono le circostanze, il siluramento di un piroscafo, e le perdite umane, 206 tra passeggeri e membri di equipaggio. Si tratta del nave Ancora, su cui ha messo gli occhi la Odyssey Marine Exploration, società di recupero relitti, nella speranza appunto di riportare alla superfice il suo carico d'oro. Ma il tribunale di Tampa in America, a cui si era rivolta per ottenere il permesso per iniziare le operazioni, non si è espressa circa il suo asserito diritto.
L'Ancona, una nave di 8.188 tonnellate di stazza, lunga 147 metri e larga 17, giace infatti a circa 471 metri di profondità in acque internazionali tra la Sardegna, la Sicilia e la Tunisia. Di proprietà di un armatore genovese era salpato da Trieste, fatto tappa a Napoli e Messina per imbarcare emigranti diretti in America. Lle stive contenevano però anche dell'oro, forse frutto di transazioni tra banche. La sera del 17 novembre del 1915, il capitano Pietro Massardo entrò in contatto radio con il comandante dell'U38 guidato da Max Valentiner. Issava bandiera austriaca anche se era tedesco, perché la Germania non era ancora entrata in guerra. Valentiner voleva che il capitano dell'Ancona consegnasse il piroscafo e tutto il suo carico. Massardo si oppose e fu silurato e nell'affondamento morirono 206 persone.
Passano oltre 90 anni e nel 2007, la società americana Odyssey individua l'esatto punto in cui giace il relitto e per questo avanza al Tribunale di Tampa in Florida la richiesta sui diritti del piroscafo e l'autorizzazione al recupero, come prevede il diritto la legge americana. E il 6 gennaio, come rivela Focus.it, il sito del mensile diretto da Sandro Boeri, arriva la risposta, anzi la non risposta. Il Tribunale statunitense non si è pronunciato sulla titolarità del relitto, ma ha deciso che la Odyssey, se vorrà tentarne il recupero, dovrà avvisare le autorità italiane con almeno 45 giorni d'anticipo.
La Odyssey, interpellata da Focus, ribadisce il proprio interesse per il relitto dell'Ancona: «Le nostre ricerche, tuttora in corso, dovrebbero aiutarci ad avere più dettagli sul carico a bordo dell'Ancona, per darci preziose informazioni che guideranno i nostri sforzi quando decideremo di tornare sul posto». Il ministero degli Esteri (Direzione generale per la promozione culturale) preferisce non rilasciare commenti «vista la delicatezza della questione».

Ma il professor Tullio Scovazzi, professore di diritto internazionale all'Università Milano-Bicocca, nonché consulente del ministero sul caso Ancona fino al 2009, parla esplicitamente di «vittoria per l'Italia: questa ordinanza evita il saccheggio del relitto».

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