Gragnano vola in testa. Non si ferma la crescita della pasta tricolore

Dell'Italia, volenti o nolenti, è il simbolo. Negli ultimi anni, però, la pasta ha dato la scalata anche alle statistiche economiche. E il Covid, anziché frenarla, le ha dato un'ulteriore spinta

Gragnano vola in testa. Non si ferma la crescita della pasta tricolore

Dell'Italia, volenti o nolenti, è il simbolo. Negli ultimi anni, però, la pasta ha dato la scalata anche alle statistiche economiche. E il Covid, anziché frenarla, le ha dato un'ulteriore spinta. Non si tratta solo di prodotti certificati, anche se nelle classifiche pubblicate dall'Ismea spicca la performance, precedente alla pandemia, della Pasta di Gragnano, undicesima tra le categorie Dop e Igp con un fatturato di 115 milioni di euro e un aumento di oltre il 62%. È tutto un settore che risente del buon andamento dei mercati internazionali. Il trend di crescita registrato nel 2019, continua anche negli ultimi mesi, con l'export salito a marzo del 21 per cento: questo significa 97mila tonnellate esportate in più, 72mila delle quali sui mercati comunitari.

Quanto alla produzione nazionale di grano duro le stime degli operatori indicano un incremento dai 3,8 milioni di tonnellate del 2019 ai quattro di quest'anno. Di pari passo continua a volare l'export. L'Istat ha registrato, nel primo trimestre dell'anno, una crescita complessiva superiore al 20 per cento dopo il record raggiunto nel 2019. Nei mesi dell'emergenza la filiera ha risposto al boom della domanda interna (fino al 40 per cento per la pasta fra marzo e aprile) garantendo costantemente le forniture, nonostante le difficoltà logistiche e un aumento complessivo dei costi di produzione.

Ogni rosa, però, ha le sue spine, e resta il nodo dell'approvvigionamento di grano. Quello italiano copre solo il 40 per cento del fabbisogno, e così è necessario importarlo dall'estero. A livello globale grandi problemi non dovrebbero essercene: la produzione dovrebbe superare, secondo l'ultima previsione dell'International grains council, quota 34 milioni di tonnellate, in crescita del tre per cento rispetto allo scorso anno. Grazie soprattutto al Canada, principale produttore ed esportatore mondiale, dove si stima un aumento del raccolto del 18 per cento. Anche su questo fronte la pandemia sta comunque facendo sentire i propri effetti.

Alcuni Paesi - Russia, Kazakistan, Ucraina, Romania hanno deciso di limitare l'export di grano per stabilizzare i prezzi interni e proteggere la sicurezza alimentare. Un ostacolo in più, che però i produttori italiani sono pronti a superare.

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