Gli attentati in Francia e la vita misteriosa: chi è Ali Karaki, numero 3 di Hezbollah

Chi è il comandante del fronte meridionale di Hezbollah dato erroneamente per morto e ora in fuga. Poche notizie, una carriera non proprio brillante e un volto sconosciuto

Gli attentati in Francia e la vita misteriosa: chi è Ali Karaki, numero 3 di Hezbollah
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Nella giornata di ieri era stata diffusa la notizia della morte di Ali Karaki, meglio noto come il "numero 3 di Hezbollah", capo del comando meridionale dell'organizzazione sciita, nonché membro del Consiglio della Jihad. La notizia era poi stata smentita dagli stessi proxy iraniani, nonostante fosse proprio lui l'obiettivo di un raid effettuato nel pomeriggio dall'Idf a Beirut: l'uomo sta bene e sarebbe stato trasferito in un luogo sicuro.

Ma chi è Karaki, l'uomo ora target delle Idf, che ha da una manciata di giorni sostituito Ibrahim Aqil? Si tratta di un uomo al momento senza volto, che sfugge più dei suoi altri compagni di battaglia. Nel settembre 2019, era stato colpito dalle sanzioni statunitensi insieme ad Aqil e Fouad Shukr, altri due comandanti di alto rango di Hezbollah uccisi negli attacchi israeliani. Il dipartimento di Stato Usa descrisse all'epoca Karaki come un "membro anziano del Consiglio della Jihad di Hezbollah", aggiungendo che era responsabile delle operazioni militari nel Libano meridionale. Non esiste alcuna sua foto pubblica, nonostante sia uno dei pochi membri fondatori sopravvissuti dopo gli assassinii dei suoi pari. L'infografica pubblicata dalle Idf su X alcuni giorni fa ne è una prova.

I media arabi lo descrivono non come un vero top commander, ma come un ambizioso messo addirittura nell'ombra per volere di Hassan Nasrallah. Le morti, una dopo l'altra, dei pezzi da novanta di Hezbollah, tuttavia, ne avevano riacceso le speranze quest'estate, ambendo a ben più alte posizioni. Non a caso, nella piramide dei miliziani filorianiani, si era guadagnato il secondo gradino condiviso con Aqil. L'emergenza scattata per via delle esplosioni dei cercapersone, e l'ostinazione di Tel Aviv nel procedere con la tabula rasa nel Libano meridionale, lo ha fatto rientrare dalla finestra.

Di questa figura si sa ben poco. Classe 1967, è fra i senior di Hezbollah. In precedenza avrebbe diretto il Muawaniyeh 105, il comando meridionale. Conosciuto anche come Muhammad Ali Karaki e Muhammad Karaki, possiede la doppia cittadinanza libanese/guineiana e sarebbe legato alla scia di sangue che ha attraversato la Francia negli anni Ottanta: rapimenti e omicidi che hanno terrorizzato la Republique nel biennio 1985-86. Le cronache di queste ore lo hanno spesso legato all’arresto di un uomo in Azerbaijan nel 2008, per via di un complotto per far saltare in aria l'ambasciata israeliana a Baku come rappresaglia per l'assassinio del comandante militare di Hezbollah Imad Mughniyeh. Quel Ali Karaki, descritto come un veterano dell'unità per le operazioni esterne di Hezbollah, venne poi condannato a 15 anni di prigione, dopo aver divulgato informazioni di intelligence sui suoi contatti con il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica. Quanto basta a escludere che possa trattarsi della stessa persona.

Sebbene non sia chiaro quale sia il destino attuale di Karaki, ciò che è certo è che Tel Aviv ha ormai bucato totalmente la dirigenza di Hezbollah. Violando il sancta sanctorum del quartiere di Dahieh, comandanti e miliziani non si sentono più al sicuro, nonostante i proclami della loro guida Nasrallah che sfida Israele a invadere il Libano.

Sebbene la dirigenza sia decimata, i siti di stoccaggio colpiti e le comunicazioni paralizzate, Hezbollah è un movimento che si è radicato nel tempo, moltiplicando a dismisura la propria potenza di fuoco, foraggiato dall'Iran. Adesso restano Nasrallah e un manipolo di leader di più basso rango: a loro la scelta se proseguire verso il caos o fare un passo indietro? A decidere sarà comunque il loro sponsor Teheran.

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