Autodifesa o escalation: il dibattito nella Nato sul colpire la Russia con armi occidentali

Nell'Alleanza atlantica sembrano essersi formati due fronti: alcuni Paesi stanno rimuovendo le restrizioni imposte a Kiev sull'uso delle armi da loro fornite per colpire la Federazione russa, mentre altri ancora resistono

Autodifesa o escalation: il dibattito nella Nato sul colpire la Russia con armi occidentali
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Continua la discussione all’interno del blocco Nato-Ue sulla rimozione delle restrizioni imposte all’Ucraina sull’utilizzo delle armi fornite dall’Occidente per colpire il territorio russo. Nella questione è infatti intervenuto anche l’Altro rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell.

È un dibattito che sta prendendo quello sulla rimozione delle restrizioni per l'uso delle armi fornite all'Ucraina. Alcuni Stati stanno rimuovendo queste restrizioni per permettere all'Ucraina di rispondere agli attacchi russi in territorio russo”, ha dichiarato il politico spagnolo. Pare dunque che abbiano fatto presa le parole del segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, secondo cui “dobbiamo ricordare che l'Ucraina ha il diritto all'autodifesa, difende il suo territorio e sulla base della legge internazionale, il diritto alla difesa include il diritto di colpire obiettivi militari legittimi fuori dall'Ucraina”.

In una conferenza stampa congiunta con il premier bulgaro Dimitar Glavchev, Stoltenberg ha anche sottolineato che imporre o meno restrizioni a Kiev non è di competenza della Nato, ma dei singoli Stati, e che le limitazioni all’utilizzo dei dispositivi bellici occidentali “rende molto difficile per Kiev difendersi”. Le sue dichiarazioni non sono state accolte con un assenso unanime tra le fila del Patto atlantico. Esse, infatti, segnano un deciso cambio di passo e un superamento di una delle ultime “linee rosse” rimaste in piedi dopo oltre due anni di conflitto.

Da un lato vi sono Paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. I primi hanno iniziato a fornire missili Atacms a lungo raggio all’Ucraina, mentre la seconda ha affermato tramite il ministro degli Esteri David Cameron che Kiev ha il diritto di utilizzare le armi fornite dalla Nato e dall’Unione europea per colpire il territorio della Federazione. Dall’altro, invece, si sono schierate nazioni contrarie a questo sviluppo perché porterebbe ad un’escalation della tensione tra Occidente e Russia. Tra queste, la Germania continua a rifiutarsi di fornire i vettori Taurus al Paese invaso, mentre la posizione del governo italiano, espressa dal ministro della Difesa Guido Crosetto, è “aiutare l'Ucraina a difendersi” lasciando aperta “la possibilità della costruzione di una tregua immediata e la partenza di un tavolo di pace”.

Sullo sfondo di questo dibattito, vi è anche la possibilità sollevata più volte dal presidente francese Emmanuel Macron di mandare truppe Nato nel Paese invaso.

Le sue parole hanno scatenato sempre reazioni contrarie unanimi all’interno dell’Alleanza atlantica, ma sono comunque un segnale del progressivo emergere di divisioni all’interno di un blocco che, dal 24 febbraio 2022 ad oggi, è rimasto quasi sempre compatto nel suo sostegno a Kiev.

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